Una madre: «Ricordo ai miei figli che il problema non è la strada, ma chi si mette alla guida»
Progetto «Scrivi quando arrivi», come gestire il dialogo in famiglia. Rosalba e la paura di incidenti, anche per colpe altrui. Contano le parole, ma soprattutto l’esempio che trasmetti
lorenza raffaello
TREVISO. Rosalba Lagonigro è la mamma di Tommaso e Marta e ogni volta che escono in auto nella sua mente si alternano fiducia e un po’ di preoccupazione. Ai suoi figli ha insegnato che non è la strada ad essere pericolosa, ma è una guida distratta che provoca danni, talvolta irreparabili. È l’atteggiamento giusto, assicurano gli esperti (vedi l’articolo nella pagina a sinistra).
Cosa ha pensato la prima volta che hai consegnato le chiavi?
«Ho pensato che in quel momento cominciava la loro esperienza. Ho dato loro le chiavi con fiducia e con speranza che vada sempre tutto bene, anche con un po’ di preoccupazione, non lo nego».
Cosa pensa quando loro sono fuori?
«Le prime volte avevo sempre il telefonino sul comodino, ora sono più tranquilla, ma sono sempre sollevata quando sento la porta che si apre. La preoccupazione va via via scemando perché non si può vivere con la tensione continua, col tempo cresce la fiducia nei loro confronti, anche se non sarà mai totale perché sono consapevole che la loro esperienza è ancora limitata».
Su cosa insistete come genitori, per far passare il concetto di sicurezza sulle strade?
«Dico sempre che quando sono in macchina devono essere concentrati, non possono pensare di essere rilassati come sul divano, che non vuol dire guidare con ansia ma stare attenti perché sulla strada non ci sei solo tu o le altre macchine, ci sono anche i pedoni, i ciclisti, ora anche i monopattini. E non dare per scontato che gli altri rispettino sempre le regole. Dico loro anche di non avere fretta. La velocità può avere conseguenze disastrose che possono essere evitate con una guida più lenta. E infine che non devono pensare che è la strada ad essere pericolosa, la differenza la fanno le persone che guidano».
Quali sono i metodi che utilizzate per mettere in guardia i ragazzi?
«A volte noi genitori facciamo la parte dei rompiscatole, ma credo che i ragazzi salvino il messaggio che vogliamo passare, anche se sbuffano. Noi facciamo leggere gli articoli e parliamo molto degli incidenti che sono accaduti in modo che possano interiorizzare le dinamiche e capire cosa c’è stato di sbagliato. L’educazione stradale è come l’educazione che vuoi dare ai tuoi figli, contano le parole, ma ancor di più l’esempio che trasmetti. Noi genitori siamo dei modelli a cui loro guardano fin da piccoli».
Raccontate mai le vostre esperienze di guida?
«Certo! Così capiscono che anche noi siamo stati giovani e abbiamo avuto le nostre difficoltà alla guida. Noi genitori vogliamo preservare i nostri figli dalle conseguenze dai danni, ma gli sbagli si fanno, dobbiamo prepararli al meglio e avere fiducia, anche loro devono poter uscire e guidare sulle strade».
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