I posti dove il Covid ha picchiato duro. «Qui ha fatto calare il pil più che nel resto della Marca»
Il caso delle zone di Oderzo e Motta. Preoccupazione di Sartori (Confartigianato). Per i prossimi dieci anni prevista zona la perdita di un quinto delle imprese attualmente attive
Niccolò Budoia
ODERZO. Non è solo il futuro economico del territorio a preoccupare Confartigianato. I dati raccolti dall’associazione di categoria di Oderzo e Motta mostrano un territorio che ha pagato più del resto della Marca le chiusure e i lockdown del 2020, lasciando sul piatto il 2,23% del Pil rispetto al 2019 e con i redditi dei suoi cittadini calati in media dello 0,65%.
Dati allarmanti che rischiano di pesare ancora quest’anno: «Fra guerra e rincari non vedo la ripresa. Sono molto preoccupato per il 2022», ammette Armando Sartori, presidente degli artigiani. A pagare il prezzo economico più alto alla pandemia è stato Chiarano: le chiusure hanno portato alla perdita del 4,13% del Pil comunale e a una flessione del reddito medio pari al 3,47%.
A registrare entrambi i valori negativi sono altri nove Comuni, da Salgareda (-3,95% il Pil e -1,76% il reddito) a Meduna (-2,62% e -2,71%, ma questo è l’unico numero in cui i contribuenti sono saliti anche se di un misero 0,1%). Non va meglio a San Polo (-2,34% e -1,41%), Ormelle (-2,39% e -1,17%), Gorgo (-2,63% e -1,09%), Mansuè (-1,66% e -0,75%), Oderzo (-2,53% e -0,36%), Portobuffolè (-1,88% e -0,36%) e Ponte di Piave (-0,53% e -0,13%). Un aumento dei redditi medi lo si nota a Motta (+0,19% a fronte di un Pil che cala dell’1,88%), Fontanelle (+0,22% e -1,24%), Cessalto (+0,57% e -2,22%) e Cimadolmo (+0,68% e -1,72%). Nel complesso, il Pil del territorio dell’Opitergino Mottense è sceso del 2,23% nel corso del 2020 rispetto all’anno precedente, mentre il reddito medio è andato giù dello 0,65% e i contribuenti sono calati dell’1,59%.
Numeri preoccupanti anche se confrontati col resto della Marca, che è calata sì per colpa dei lockdown ma del 2,13%, un decimo meno della zona Oderzo-Motta.
Il crollo di due anni fa non lascia per nulla tranquillo Sartori: «Mancano ancora i dati del 2021, spero in una leggera risalita, ma temo che i problemi si facciano rivedere con forza alla fine di questo 2022», dice il presidente degli artigiani.
Accanto a un settore come l’edilizia, che sta tirando grazie agli effetti del Superbonus, molti altri stanno risentendo pesantemente della spirale provocata dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia: «Chi riesce ancora a lavorare, spesso lo fa con margini ridottissimi o addirittura senza margini, mentre tanti altri non hanno lavoro. Temo sorprese non positive alla fine di quest’anno. Per quanto riguarda il 2021 credo ci sia stata una piccola ripresa ma non sufficiente a riportarsi ai livelli del 2019», prosegue Sartori.
Un quadro durissimo viste anche le previsioni di qui al 2032, quando Confartigianato stima che il territorio perda un quinto delle imprese rispetto a oggi. Il problema dei redditi è una questione che anche i Comuni devono affrontare, sia per le minori entrate Irpef sia per le maggiori uscite del sociale.
I commenti dei lettori