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Superbonus casa, Banca della Marca: «Noi diamo fiducia solo a chi conosciamo. E lo stato dei cantieri va verificato sempre»

Loris Sonego, presidente dell’istituto con sede a Orsago: «Abbiamo una rete fitta di controlli incrociati prima di erogare soldi»

a.d.p.
2 minuti di lettura
Loris Sonego, presidente di Banca della Marca 

TREVISO. Crediti incassati da società fantasma, come nel caso della truffa sventata dalle Poste di Treviso. Rimborsi per lavori mai effettuati, contratti non rispettati perché i prezzi dei materiali aumentano giorno dopo giorno. Ora anche le difficoltà di tante aziende per monetizzare i crediti edilizi, visto che le banche hanno iniziato a chiedere più controlli e a chiudere i rubinetti. La giungla dell’ecobonus 110% spaventa gli addetti ai lavori e soprattutto i cittadini, non più così convinti della bontà di un’operazione che già prima era complessa dal punto di vista burocratico, e ora inquieta anche da quello legale. «Il problema non è la legge, ma i controlli da fare all’inizio di ogni pratica» ribatte Loris Sonego, presidente di Banca della Marca, «i rischi si possono ridurre controllando con la massima attenzione le aziende con cui si lavora. Meglio se sono del territorio e con una storia alle spalle». Ad oggi Banca della Marca ha stipulato complessivamente 600 contratti, per un importo di quasi 100 milioni di euro, di cui il 90% sottoscritti con privati. Dei 100 milioni impegnati, oltre 33 sono già stati erogati, per gli altri si attende la chiusura dei lavori.

Cosa sta succedendo con il super ecobonus 110%, ma anche con tutte le altre agevolazioni esistenti? Che rischi si corrono?

«Si rischia quando ci si affida ad aziende poco conosciute, magari non del territorio. Come banca ci siamo dati dei criteri rigorosi. Lavoriamo solo con clienti e istituti conosciuti, e con aziende note, che conoscano il territorio e operano qui. Questo sicuramente mitiga o annulla completamente il rischio, perché c’è la possibilità fisica di avvicinare il cantiere e vedere lo stato dell’opera».

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Dopo episodi sospetti e vere e proprie truffe su tutto il territorio nazionale, anche le regole sono cambiate.

«Per quanto ci riguarda, a tutela di banca e cliente fin dal primo giorno abbiamo obbligato tutti a una procedura particolare: lo stato di fatto dell’immobile deve corrispondere allo stato del progetto, altrimenti va presentata la sanatoria. Preventivi e relazioni, inoltre, vengono analizzati da società specializzate per verificare tipo di lavoro e importi. Le prime carte non devono essere sbagliate».

C’è chi i lavori non li faceva proprio: com’è possibile concedere il credito prima di vedere i lavori?

«Semplicemente non va fatto, e noi questo non lo facciamo. Al massimo diamo all’azienda un plafond iniziale in base al merito creditizio. Nel caso di acquisto dello sconto in fattura, anche se non servirebbe effettuiamo un secondo controllo per essere sicuri della documentazione. E preferiamo occuparci di cantieri fatti all’interno del nostro territorio di competenza».

I privati sono spaventati?

«Le persone hanno il timore che una volta fatti i lavori non si trovi chi compra il credito. Allora chiedono la prenotazione in anticipo. Tuttavia negli ultimi 15-20 giorni abbiamo avuto richieste continue, forse proprio perché altri istituti hanno bloccato le procedure per la cessione dei crediti».

Quindi non è un problema di regole ma di controlli e approccio alle pratiche?

«Su una pratica del superbonus 110% ci sono molti passaggi da fare. Non entro nel merito della norma, anche se dare il 110% del contributo vuol dire che più spendi e più guadagni e questo mi sembra contro la logica, mentre un bonus del 90% avrebbe obbligato privati e aziende a una maggiore attenzione. A qualche pratica abbiamo detto di no perché mancavano i presupposti e non avrebbero mai maturato il credito. Parliamo comunque di una norma fondamentale per il territorio e per il restauro di tanti edifici».

Il caro materie prime e la difficoltà a reperirle, invece, che problemi stanno generando?

«Questa è la preoccupazione maggiore. Non solo i costi, ma anche il reperimento dei materiali. I lavori stanno rallentando in tutti i settori. È un problema reale che le persone stanno vivendo. I ritardi potrebbero far sì che qualcuno non rispetti l’avanzamento al 30% dei lavori al 30 giugno, e la fine lavori entro dicembre». —

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