Il coro dei sindaci: «Insieme per la pace»
Sit-in a Preganziol per dire stop al conflitto. Questa mattina summit in prefettura, Chies: «Pronti ad accogliere chi scappa»
Federico Cipolla
TREVISO
Lo spettro della guerra e la sofferenza sono entrate nelle case dei trevigiani, attraverso colf, badanti, lavoratrici che ogni giorno sono al fianco delle famiglie della Marca. Dolore e paura che coinvolgono anche tutti i sindaci, che ieri alle 18.30 davanti al municipio di Preganziol, hanno voluto ribadire il “no” alla guerra delle loro comunità. Perché mai come questa volta, negli ultimi cinquant’ anni, la guerra riguarda da vicino le famiglie italiane e trevigiane.
C’erano moltissimi sindaci, più numerosi del gruppo che aveva aderito inizialmente all’iniziativa lanciata dal primo cittadino di Preganziol Paolo Galeano. Al gruppo di amministratori (26 i comuni rappresentanti da sindaci e assessori), si sono uniti molti cittadini; al fine il conteggio superava le cento presenze. «Siamo tutti uniti dallo stesso sentimento di umanità e di pace», ha esordito il primo cittadino di Preganziol Paolo Galeano. «Non vogliamo sondare le ragioni del conflitto, vogliamo dire un “no” incondizionato alla guerra. Papa Francesco ha detto che la guerra è una sconfitta di tutta l’umanità. Chiediamo di deporre le armi», ha concluso prima di passere alla parola al collega di Morgano Daniele Rostirolla.
«La guerra non è di destra nè di sinistra, ma purtroppo è di tutti. Dobbiamo urlare il nostro “basta” a chi può fermare questa conflitto. Perchè è la pace a dover diventare di tutti», ha concluso Rostirolla.
Toccante la testimonianza di una cittadina ucraina, residente a Preganziol. «Abito qui da 14 anni, ma tutta la mia famiglia era in Ucraina», ha raccontato commossa. «Nessuno lì pensava che sarebbe veramente scoppiata la guerra. Mia sorella, con i due bimbi, è riuscita a venire qui in anticipo, il 20 febbraio, forse con l’ultimo volo Lufthansa, grazie all’azienda svedese per cui lavora, che ha percepito la tensione che c’era nei confronti dell’Ucraina. I miei nipoti non hanno sentito gli spari, spero non li debbano sentire mai».
Alcuni primi cittadini oggi si rivedranno in prefettura. Il vertice di lunedì tra i primi cittadini dei maggiori centri della provincia era stato fissato per parlare di sicurezza e confrontarsi col prefetto Angelo Sidoti sulle modalità più opportune per affrontare il problema delle baby gang, dopo le recenti emergenze vissute soprattutto a Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto. Ma sul tavolo verrà messo anche il tema dell’accoglienza di eventuali profughi ucraini. «Se ne parlerà», spiega il sindaco di Conegliano, Fabio Chies, «ed è chiaro che in un momento come questo a tutti i Comuni verrà chiesto di fare la propria parte, secondo un principio di accoglienza diffusa. Non ci sono ancora sul tavolo questioni di quote o simili. Da parte mia, credo che si debba tener conto, da un lato, della possibilità di utilizzare caserme dismesse, e dall’altro della necessità di favorire i ricongiungimenti familiari. Molti cittadini ucraini vivono e lavorano già da noi, e hanno parenti coinvolti nelle zone di guerra che cercano salvezza».
Ieri pomeriggio alle 15 una manifestazione di sensibilizzazione si è tenuta anche in via Martiri della Libertà, sotto la sede del consolato onorario dell’Ucraina. —
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