Nadir, l’uomo che si è dato fuoco a Oderzo, è ricoverato in fin di vita con ustioni sull’80 per cento del corpo
Si trova all’ospedale di Verona. La sindaca: «Un dramma umano, vaccini e Green pass non vanno strumentalizzati»
Niccolò Budoia
ODERZO. Ha ustioni sull’80% del corpo Nadeem Faraz, il 37enne che sabato sera si è dato fuoco dopo che i carabinieri gli avevano notificato la seconda multa in due giorni: era al lavoro senza Green pass perché impossibilitato fino a ieri a vaccinarsi in quanto bloccato da un obbligo di dimora.
Nella notte è stato elitrasportato da Oderzo a Verona: è ricoverato nell’ospedale di Borgo Trento in condizioni disperate. I danni maggiori li presenta al torace e al volto, in parte carbonizzati. Faraz era riuscito a ricevere la prima dose di vaccino mezz’ora prima che nel locale “K2 Kebab” in cui lavorava entrassero i carabinieri. La richiesta di avere un medico provvisorio era stata inoltrata dall’avvocato Katia Meda il 19 dicembre e un medico gli era stato assegnato solo una decina di giorni fa: «Chiedeva di essere seguito da uno psichiatra. Spesso manifestava pensieri suicidi e abbiamo sempre provato a dissuaderlo, dimostrandogli anche con i fatti che eravamo al lavoro per lui. La situazione si era sbloccata, anche se la lentezza della burocrazia è stata grandissima», dice l’avvocato.
Sabato sera è a lei che verso le 18.30 Faraz aveva mandato un messaggio per comunicarle come finalmente il medico che doveva passare nel pomeriggio per la vaccinazione a domicilio gli aveva inoculato la prima dose. Sempre a lei mezz’ora dopo aveva scritto che i carabinieri erano entrati nel locale di via Roma per fargli la seconda multa da 420 euro in due giorni.
«Gli ho chiesto se avesse mostrato la documentazione che attestava almeno la prima dose, ma non mi ha risposto», spiega la legale. Si era già dato fuoco con una bottiglietta di benzina che conservava all’interno dell’esercizio commerciale, sulla cui vetrina campeggia la scritta “i senzatetto mangiano gratis”. Faraz soffriva di depressione, una patologia per cui era già stato in cura a Vercelli dove aveva avuto problemi con la giustizia. Dopo essere arrivato a Oderzo, non aveva mai ricevuto un sostegno psichiatrico per lo stesso motivo che gli impediva di vaccinarsi: non era iscritto al sistema sanitario.
Sui social non sono mancati commenti spietati nei suoi confronti scritti da utenti che mettevano in primo piano i suoi trascorsi burrascosi con la giustizia, e altri che leggevano la sua storia per andare contro il Green pass e i vaccini (che Faraz voleva fare). Nella notte, Facebook ha provveduto a rimuovere il video pubblicato nel gruppo “Notizie da Oderzo, Conegliano, Vittorio Veneto”: girato da un ragazzo, si vedeva in lontananza l’uomo a terra attorniato dai soccorritori e immerso in una nuvola di polvere, quella degli estintori usati per spegnere le fiamme alimentate dalla benzina che si era versato addosso.
La sindaca Maria Scardellato interviene decisa: «Al di là delle opinioni sull’obbligo vaccinale, questo non può essere strumentalizzato per colpevolizzare le regole e tanto meno chi deve farle rispettare. Bisogna tenere distinte la pietà umana, che nasce spontanea verso chi ha compiuto un gesto così agghiacciante, e la valutazione dei motivi che hanno provocato tale gesto, che tra l’altro nessuno di noi può conoscere. È evidente che i motivi non possono essere legati solo alle multe per il Green pass», le sue parole.
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