La Marca piange don Antonio, il prete giusto. Per decenni la sua opera per i poveri e gli “ultimi”
Mercoledì a Crocetta del Montello l’addio a don Trevisiol, 62 anni di sacerdozio, per moltissimi anni cappellano del carcere di Santa Bona
A. v.
TREVISO. È stato il prete degli ultimi e degli emarginati. Lui si adoperava per offrire un tetto e un pasto a tutti i disperati che bussavano alla sua porta. Don Antonio Trevisiol, 88 anni, è morto improvvisamente alla Casa del Clero di Treviso, dove si è era ritirato dal 2017, dopo 62 anni come sacerdote e parroco, ma soprattutto come cappellano alla Casa circondariale di Treviso.
Nato a Cornuda il 31 dicembre 1933, venne ordinato sacerdote il 19 settembre 1959. Di lui, tutti si ricordano ancor oggi a Varago, parrocchia dov’è stato più a lungo, dopo esser stato parroco a Porcellengo. A Varago giunse nel 1991 e rimase fino al 2010. Vent’anni di attività non solo “spirituale”, ma anche tangibile e operativa, soprattutto al servizio delle persone più svantaggiate. Sua l’iniziativa di istituire la comunità “Il Sicomoro” tuttora attiva, che ospita gli ex carcerati o ancora sottoposti all’obbligo di dimora, che stanno facendo un percorso di riabilitazione e d’integrazione in società.
Di lui conserva ancor oggi un ricordo vivo e indelebile, la sindaca di quegli anni, poi deputata a Montecitorio, Floriana Casellato: “Don Antonio era un parroco degli ultimi. La sua indole era quella di essere anche un uomo libero, certamente un vero cattolico, ma profondamente impegnato a mettere in pratica i sani principi umani, quelli veri. Oltre a istituire la comunità “Il Sicomoro”, ha ampliato la canonica e la scuola dell’infanzia e istituito l’asilo nido. Si è distinto per essere particolarmente sensibile verso le persone più sfortunate».
«Questo temperamento lo ebbe fin dall’infanzia, nato in un famiglia umile e numerosa. I genitori erano stati emigranti all’estero, poi tornati in Italia. Lui visse sulla propria pelle la povertà, la fame e l’emarginazione. Questo lo portò ad avere una sensibilità particolare. Quand’era parroco a Varago, delegava molte pratiche burocratiche ai volontari del paese, mentre lui si occupava soprattutto del sociale. Ricordo che con la comunità “Il Sicomoro”, una volta l’anno organizzava una “braciolata”, invitando anche noi amministratori”.
Per lui il carcerato e l’emarginato era un fratello, un amico, che necessitava di affetto e d’integrazione in paese, prosegue Casellato: “Accoglieva in canonica anche altre persone emarginate. Mi ricordo che a un disperato diede la sua stessa camera dove dormire, mentre lui si portò una brandina al pianterreno dove riposare. Ha devoluto la sua pensione per costruire un ambulatorio medico al confine con la Russia, andando lui stesso in macchina a portare i soldi. Raccontò che la sua vecchia autovettura ebbe un guasto in Ungheria; non si perse d’animo e proseguì il viaggio in autostop o con mezzi di fortuna, finché riuscì a portare i soldi nel luogo dove fu realizzato l’ambulatorio. Sulla via del ritorno, trovò l’auto riparata e non gli chiesero soldi: avevano capito che persona fosse».
«Si adoperava per portare aiuti umanitari, soldi e lettere ai famigliari dei carcerati di Santa Bona, che abitavano nei paesi dell’Est. Quando avevamo un problema di ospitalità con qualche persona povera, che ci capitava, lui ce la risolveva e la accoglieva in canonica”.
Dal 2010 al 2017 ha retto le parrocchie di Coste di Maser e della Madonna della Salute di Maser, poi si ritirò a Treviso.
La notizia della sua scomparsa ha suscitato cordoglio in tutta la diocesi. Sul social di facebook “Tutti i fioi de Varago”, molti esprimono un pensiero e un ricordo: “Caro il nostro Don, un grossissimo dispiacere”, scrive Marisa Schioppalalba; “Mi dispiace tanto davvero, una persona vera, schietta, a volte burbero, con un grande cuore senz’altro. Riposa in pace”, scrive Gianni Fava capogruppo degli Alpini di Maserada. Nell’epigrafe funeraria, annunciano la sua morte i famigliari con il vescovo di Treviso mons. Michele Tomasi, ma sono riportati anche i nomi dei vescovi trevigiani, ora a riposo, che lo conobbero: Gianfranco Agostino Gardin, Paolo Magnani, Angelo Daniel suo coetaneo e Alberto Bottari De Castello. Il funerale di don Antonio Trevisiol sarà officiato nella chiesa parrocchiale di Crocetta mercoledì 19 gennaio, alle ore 15. La salma riposerà nel cimitero di Crocetta.
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