“Daghe un tajo” alla violenza social: la Tribuna di Treviso dice stop agli odiatori
Le ragioni per cui abbiamo deciso di voltare pagina, bannando coloro che faranno uso di un linguaggio offensivo. Il nostro impegno verso chi ci segue: interagire, rispondere, non aizzare, correggere e scusarsi se necessario. Niente più troll e falsi profili
paolo cagnan
Due disegnii dell'illustratore e street artist Manuel Giacometti per il progetto della tribuna
TREVISO. L’idea iniziale era quella di stressare il concetto di “tolleranza zero” ma ci è sembrato troppo tranchant, anche perché il nostro obiettivo originario era quello di rivolgerci direttamente non tanto agli haters e ai loro tanti, troppi “parenti”, ma ai nostri lettori, a coloro che ci seguono sui social. Per dire loro che abbiamo deciso di voltare pagina, e dire basta alla violenza verbale. Dobbiamo darci un taglio.
Ecco, così è nato “Daghe un tajo”, il nostro progetto social. In veneto, e lasciamo stare qui se sia lingua o dialetto. Uno slogan in veneto per arrivare più diretti, per parlarci chiaro, fuori dai denti.
Il graduale imbarbarimento dei social è sotto gli occhi di tutti. Facebook, in particolare, si è da tempo trasformato in un luogo virtuale dove lo sfogatoio generalista, l’insulto, la conversazione violenta sono diventate la norma. Si urla, si sbraita, si offende.
Questo fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni, ma è stato con il Coronavirus che ha superato qualsiasi livello. Nemmeno le minacce di denunce per diffamazione aggravata, e la loro sempre più frequente attuazione soprattutto da parte di personalità pubbliche e soggetti istituzionali, sembra riescano a far desistere i più caparbi, convinti che nell’agorà di Zuckerberg si possa fare – ma soprattutto dire - ciò che si vuole, senza conseguenze.
Leggi. Il Manifesto della comunicazione non ostile
Il Coronavirus ha portato, nei social come nella società reale, un ulteriore spiccato elemento di polarizzazione. Da una parte i pro vax, dall’altra i no vax. E non è questione di contarsi: sui social, come ha fatto indirettamente capire il presidente Mattarella invitando i mass media a isolare le frange contrarie al vaccino, i no vax sembrano intere falangi, tutte impegnate a denigrare il partito avverso e ad accusare la maggior parte dei media di essere servi via via di Big Pharma, del governo Draghi, di Nuovi Ordini Mondiali e via dicendo. Propugnano la Verità, con l’iniziale maiuscola. Quella che “non ce lo dicono”.
Video. Come declineremo questo progetto, spiegato in pillole
Daghe un tajo: la campagna social della tribuna di Treviso contro la violenza verbale
Ma qui stiamo divagando. Perché la questione vera è legata alla nostra dichiarata volontà di ricreare (su facebook, ma anche su instagram e twitter, per dire) una comunità autentica. Stimolare il dibattito, coinvolgere gli utenti, ascoltare e dialogare. Questi i nostri obiettivi. Per questi, alcuni giorni fa abbiamo lanciato “Daghe un tajo” e l’iniziativa è stata subito apprezzata da più parti, perché l’esasperazione è largamente diffusa.
Abbiamo girato alcuni brevi video in cui abbiamo spiegato il senso di questo progetto, ma anche come intendiamo attuarlo. Per parte nostra, perché è evidente che ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità, abbiamo promesso di non fare click baiting, ossia quella tecnica di titolazione che punta a “fare traffico” con titoli sovradimensionati, “sparati” se non addirittura falsi.
Abbiamo promesso di correggere, laddove sbaglieremo. E di chiedere scusa, laddove sarà necessario. Ci siamo impegnati, rispetto alla nostra gestione dei social, a non essere divisivi, a non scaldare gli animi, ad essere noi per primi il motore propulsore di un dialogo vivace ma non violento, inclusivo ma non esclusivo.
Quando sarà necessario, espliciteremo senza remore la nostra linea editoriale. Diremo chiaramente come la pensiamo. Il direttore Fabrizio Brancoli già adesso interviene direttamente in molte discussioni, portando autorevolezza e mettendoci la faccia.
Abbiamo spiegato che non tollereremo oltre il linguaggio scurrile, violento, offensivo, e che banneremo tutti coloro che ne faranno ricorso, impedendo loro di accedere ai nostri account: di leggere, non solo di commentare. Li butteremo fuori di casa nostra, detto fuori dai denti.
Ma proprio perché ci metteremo la faccia, ogni giorno, pretenderemo che ciascun utente faccia lo stesso. E quindi stop anche alle interazioni con i troll, con gli utenti finti. Così come l’uso di simboli e di gif per insultare, per noi, sarà equivalente alla parolaccia corrispondente, e sanzionato allo stesso modo.
«Bel compito che vi siete attribuiti», è uno dei commenti arrivati dopo il lancio del progetto: il post principale continua a crescere dopo alcuni giorni e sta raggiungendo 200 mila persone solo su facebook. In effetti, già nei primi giorni sono stati bannati utenti a decine: bestemmie, parolacce, insulti verso gli altri utenti, oltre che verso di noi – ma a questo siamo abituati.

Molti ci hanno ringraziato del tentativo di “fare pulizia”, altri hanno dimostrato di non aver minimamente compreso il senso del nostro progetto e hanno continuato a inquinare l’atmosfera.
Noi, da parte nostra, abbiamo aumentato il livello d’interazione con la nostra comunità di riferimento: intervenendo di più nella moderazione dei post, modificando anche frequenza e tipologia dei post stessi.
Ogni giorno, i commenti si contano nell’ordine delle migliaia: leggere tutto, con attenzione e senso del contesto, è quasi una mission impossibile ma il segnale è stato lanciato. Se voi che ci state leggendo su carta ci seguite anche sui social, dateci una mano.
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Il sindaco Conte, l’assessore Marcato,“Canal il Canal” e i nostri lettori: è un coro di sì
Appena lanciata, e in rete l’iniziativa ha subito fatto discutere. Tantissima l’approvazione, sia da parte dei lettori, che da parte di politici e influencer. Hanno applaudito il sindaco di Treviso Mario Conte, l’assessore regionale Roberto Marcato, tanto per citarne un paio, ma anche “Nicola Il Canal”. Vi proponiamo qui alcuni commenti dei nostri lettori. Vittorino Dotto: «La colpa non è di Facebook,ecc ecc. È l'essere umano che è così. Ognuno ha la sua visione delle cose. C'è chi la esprime semplicemente,e c'è chi invece te la vuole imporre. Poi invidia, cattiverie...Vivi e lascia vivere. Missione Impossible». Marco Camilli: «10 minuti di applausi! Bravi!». Luigi Iannuzzi: «Le parole non bastano più ci vogliono fatti». Carlo Mazzocca: «O ci si esprime in maniera educata oppure fate bene!!!». Silverio Baggio: «Bravi, l'educazione prima di tutto». Vanni Perin: «Avete perfettamente ragione,,, Ma bisogna innanzitutto ambo le parti essere sempre veritieri e non di parte, con la verità si va dappertutto a testa alta». Marisa Schiavon: «Più che giusto!!!». Sonia Bevilacqua: «Era ora! Bravi». Palmina Liuzzi: «Bravissimo, il rispetto in prima fila». Stefania Buran: «Concordo ci vuole rispetto da parte di tutti in primis proprio dai media». Alfonso De Laurentiis: «Avanti tutta! Dovrebbe essere la regola per tutte le pagine pubbliche che hanno rilevanza nell'ambito della comunicazione. Finalmente un primo passo di speranza».
Il post virale con cui abbiamo annunciato il progetto e le molte reazioni
E molti lettori hanno anche rintuzzato chi aveva scambiato la nostra decisione di azzerare la violenza verbale come si trattasse di una scelta di censura della verità o del pensiero altrui. Giuseppina Piovesana: «Non si parla di Verità, che non esiste. Il Direttore si riferisce alla correttezza, cortesia, appropriatezza del lessico. Le idee si devono esprimere liberamente e civilmente».
E poi ancora commenti. Paola Prevedello: «Bravissimi! Spero vi seguano anche gli altri… correttezza, gentilezza e rispetto tornino di moda». Tiziana Negro: «Bravi! È davvero necessario porre dei limiti, ormai era diventato impossibile leggere i commenti ai vostri post: quanta maleducazione, ignoranza e arroganza. Siete stati i primi, speriamo ora voi non i soli». —
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Quando lo scontro divampa tra gli utenti: sui vaccini i “derby” peggiori della rete
«Vaccinate insemenio». Ecco, questa può essere il commento simbolo, la frase manifesto dell’hater contro hater, il derby dell’odio. Ovvero quando la rissa da tastiera avviene tra due utenti, e non si tratta invece degli attacchi (singoli o di branco) contro politici, medici, giornalisti... Non è un caso, è più un casus, alla latina, che a scatenare la guerra sia un tema caldo, caldissimo: quello dei vaccini. Le regole d’ingaggio spesso saltano quando si tocca questo tema: guelfi e ghibellini non ammettono le ragioni gli uni degli altri, l’unico ponte è l’insulto reciproco.
«Non capite un bel…… !!! Anche con 10 dosi puoi contagiare, ma nemmeno davanti all’evidenza non capite, tempo perso», altro commento recente di un utente sulla nostra pagina Facebook in tema vaccini. «Ma hai idea della bestialità che hai scritto?», per citare un altro commento citabile post filtro di censura. Basta, deghe un tajo, anche voi: non si può pretendere che un social diventi un’Accademia dei lincei, ok, ma ci sarà pur una via di mezzo tra questo estremo e il peggiore bar di Caracas, parafrasando una pubblicità.
«Virologo anche tu presso Conad?», ecco, almeno facciamoci una risata sopra.
C’è anche la politica, fra gli argomenti che fanno impennare il rissometro, niente di nuovo sotto il sole: un tema che fa spesso salire il sangue alla testa. E spesso gli attacchi vanno sul personale, sulle offese, anche sul sessismo. Al becero non c’è mai fine. «Ecco un commento che merita l’oscar della stupidità». «Che commento da capra». «Ma vai a vaccinarti di covid ed anche di ignoranza», chiudiamo con questo, tornando al principio. Se l’ignoranza stimolasse davvero degli anticorpi contro sé stessa e la volgarità non sarebbe male, no? Facciamo anche quattro o cinque dosi.
(Ha collaborato Laura Simeoni)
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