Miane e pedemontana, notte da incubo Centinaia in strada e adesso c’è paura
Sei scosse, la più forte di magnitudo 3.8, avvertite lunedì notte fino al Feltrino e alla Valbelluna: nessun danno agli edifici
Francesco Dal MasMIANE
L’ “orco” si è risvegliato e nel cuore della notte, tra lunedì e martedì, ha fatto sobbalzare decine di migliaia di residenti, sulle rive del prosecco, tra Cison, Miane e Valdobbiadene e lungo la valle del Piave, da Segusino a Vas e Quero fino a tutto il Feltrino e lungo la Valbelluna. Con intere famiglie che si sono riversate in strada e numerose che hanno bivaccato in auto. Davvero tanta la paura, anche se c’è la consapevolezza di vivere nei territori di più grave rischio sismico del Veneto. Ben 6 i botti. Le prime due scosse alle 2:45 e 2:46 locali, di magnitudo 3.8 e 3.5, localizzate a 4 km dal centro di Miane, a una profondità di circa 10 km. E poi altre 4 repliche, tra Segusino e Valdobbiadene, fra i 2 ed i 2.7 gradi, con l’epicentro più superficiale (di 5 km) a Segusino. Il cerchio si è chiuso sotto il monte Cesen alle 6.26. Considerati questi sviluppi, ieri pomeriggio i tecnici dell’Ogs Veneto, da poco avviato, si sono recati in Pedemontana per collocare una serie di sismografi in modo da controllare più puntualmente l’evolversi della situazione. Conferma, infatti, l’assessore regionale alla protezione civile, Giampaolo Bottacin: «Abbiamo subito contattato i responsabili dell’Istituto oceanografico di Trieste, che hanno dato il via libera all’installazione di una rete mobile nell’area dello sciame, in modo da registrare anche l’attività microsismica nel sottosuolo. In questo modo capiremo se l’attività sismica si è realmente conclusa». «La prima scossa è stata avvertita in tutta la Pedemontana trevigiana, nonché in tutta la Valbelluna fino all’Alpago, nel Feltrino e la seconda ha avuto un raggio leggermente più ridotto», fa sapere l’assessore che divide la sua residenza fra Miane e l’Alpago. L’evoluzione del fenomeno viene seguita con continuità dalla Protezione Civile del Veneto e dal Centro di Ricerche Sismologiche dell’Ogs. Secondo la più recente mappatura della Regione, l’area più a rischio terremoti comprende quattro comuni in provincia di Treviso (Vittorio Veneto, Tarzo, Revine Lago e Fregona) e 7 in provincia di Belluno (Belluno, Alpago, Chies d’Alpago, Borgo Valbelluna, Tambre, Ponte nelle Alpi, Limana). Ma da Cison in avanti, verso Valdobbiadene ed il Feltrino, soprattutto il basso Feltrino, dall’altra, si allontanano di poco dal focolaio. Quinti l’intera pedemontana, da una parte e dall’altra, sono particolarmente vigilate. «Le scosse della notte scorsa vanno valutate con attenzione e sono seguite dagli esperti in quanto si tratta di una zona con alta attività sismica – evidenzia, con preoccupazione, il presidente della Regione, Luca Zaia -. La magnitudo è stata di 3,8 per cui non si tratta di scosse irrilevanti. Siamo preoccupati perché possono essere o scosse di assestamento o sono il preludio di una spaccatura profonda della faglia che può dare un evento sismico più importante». Ieri sera, infatti, è stata segnalata un’altra scossa con epicentro a un chilometro da Bagnoli di Sopra, con magnitudo 2.9.
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