Fregona, diffamò il vicesindaco su Fb: lavorerà con gli anziani
Il tribunale ha deciso la messa alla prova della donna responsabile dell’attacco a De Luca: dovrà collaborare 170 ore nella residenza Casa Amica
francesca gallo
FREGONA. Dovrà effettuare 170 ore di lavoro in casa di riposo per estinguere il reato di diffamazione sui social. Protagonista della vicenda una fregonese che nel 2019 , durante la campagna elettorale per le amministrative, aveva diffamato su Facebook il vicesindaco Giacomo De Luca e l’amministrazione comunale.
Per lei il giudice ha approvato un programma di 170 ore di lavori socialmente utili da svolgere presso la residenza per anziani “Casa Amica” di Fregona. L’episodio risale all’aprile di due anni fa, a poche settimane dal voto per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Fregona. F.M. aveva postato un commento, ritenuto fortemente diffamatorio nei confronti dell’amministrazione comunale allora in carica.
Per farlo, aveva scelto la pagina Facebook che l’altro candidato sindaco, Patrizio Chies, risultato poi vincitore alle elezioni, aveva aperto a sostegno della propria candidatura. All’epoca di fatti De Luca era vicesindaco, con delega all’urbanistica. La donna aveva accusato sui social l’amministrazione, nel suo complesso, ma soprattutto l’operato del vicesindaco accusandolo di aver volutamente creato situazioni «al limite dell’inverosimile», aggiungendo poi che la medesima amministrazione, per coprire le sue “malefatte”, avrebbe denunciato dei cittadini, «nel tentativo fallito di chiudergli la bocca».
L’attacco della donna era poi proseguito con l’affermazione «che l’amicizia fra politica e magistratura e avvocati è nota a tutti», rimarcando tuttavia che «ci sono cittadini che non mollano: c’è sempre la Corte Europea per avere giustizia». In un’ altra conversazione con una conoscente, sempre su Facebook, F.M. aveva accusato l’amministrazione comunale di aver causato consistenti danni alla sua proprietà, con un’indicazione della cifra presunta.
De Luca aveva sporto querela, ritenendo che «le affermazioni pubblicate sulla pagina Facebook, potenzialmente idonee ad essere lette da una molteplicità di persone, erano gravi in un periodo di campagna elettorale, essendo idonee comunque a fuorviare o gettare un’ombra su un’ amministrazione e su un candidato sindaco che ha sempre avuto come prioritario obiettivo il rispetto della legge».
Il giudice del tribunale di Treviso nei giorni scorsi ha stabilito che la donna potrà accedere alla “Map”, la messa alla prova, uno strumento che comporta l’affidamento al servizio sociale, prestando quindi un lavoro di pubblica utilità. Il buon esito determinerà l’estinzione del reato. L’epilogo della vicenda si avrà comunque nell’aprile del 2022, a conclusione del programma.
«Mi dispiace per quello che è successo», ha commentato Giacomo De Luca, «ma questa vicenda insegna a certe persone a essere più prudenti nell’esprimere commenti su chi opera nella pubblica amministrazione. Credo di aver operato con la massima correttezza. Quando vengo a conoscenza di un reato, essendo un pubblico ufficiale, per legge ho il dovere di comunicarlo».
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