«Riaprite le piscine al chiuso fa male vedere i ragazzi a casa»
m.t.
TREVISO
«Fa male vedere tanti giovani che hanno perso anni di insegnamento di vita. Noi siamo privilegiati, ma il nuoto manca ancora a tutti gli altri». Si aggiunge Manuel Bortuzzo, il 22enne nuotatore di Morgano rimasto in carrozzina dopo una sparatoria nel quartiere romano dell’Axa nel febbraio 2019, alla lunga lista di nomi noti del movimento natatorio che negli ultimi giorni hanno alzato la voce contro lo slittamento al 1° luglio della riapertura delle piscine al chiuso (all’aperto hanno ripreso sabato scorso, ma il meteo sta penalizzando la ripartenza).
«È oltre un anno che abbiamo dimenticato i ragazzi e il loro rapporto con lo sport, con la socialità», l’appello di Bortuzzo, «E ahimè le scelte della politica sono state complici. Lo sport non è solo svago, lo sport è vita».
Nelle ore precedenti, si era registrata la presa di posizione di Barbara Pozzobon, bronzo nella 25 km di nuoto di fondo agli Europei di Budapest: «Lo sport è un diritto di tutti, riaprite le piscine all’aperto. Io mi sono potuta allenare sempre, ora è giusto possano farlo pure gli altri. Qui da mesi si applicano protocolli e si rispettano le regole, c’è più sicurezza che in altri luoghi. Senza contare che nuotare è benessere».
Parole, quelle di Bortuzzo e Pozzobon, che fanno rima con la protesta inscenata dai “big” del nuoto in corsia ai Continentali in Ungheria: pure la dorsista montebellunese Margherita Panziera, campionessa d’Europa sui 200 dorso a Glasgow 2018, ha indossato sul podio una fascia bianca al braccio per sensibilizzare sulle sofferenze delle piscine. La Federnuoto, nel contempo, ha lanciato la campagna social #salviamolepiscine. L’invito a un post per evidenziare il protrarsi delle serrande abbassate per le strutture al coperto, un lungo stop iniziato nell’ottobre 2020. —
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