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Montebelluna, studente si sente male. Non è il virus ma l’effetto mascherina

Non si reggeva in piedi e due compagni l’hanno soccorso sulle scale: rimproverati dalla vicepreside e dai bidelli

Enzo Favero
2 minuti di lettura

MONTEBELLUNA

Quando la vicepreside e i bidelli lo hanno visto scendere le scale della scuola, bianco come un lenzuolo e sorretto da due compagni, si sono subito allarmati pensando che fosse positivo al coronavirus e hanno messo lo studente nello stanzino Covid, ricavato dove un tempo c’era l’infermeria.

E lo hanno tenuto lì da solo, in attesa di avvertire i genitori che andassero a prenderlo. E strigliata per i due compagni di classe che lo hanno accompagnato giù tenendolo sottobraccio perché non rispettavano il distanziamento sociale e potevano rimanere contagiati se il loro compagno avesse i sintomi di positività.

Solo che più che Covid-19 la causa doveva essere un deficit di ossigeno per aver tenuto sempre la mascherina sul viso. Se i due compagni di classe non lo avessero accompagnato, lo studente avrebbe rischiato di fare le scale a ruzzoloni, poiché non si reggeva proprio in piedi.

Il fatto è accaduto ieri mattina in una scuola di Montebelluna. A rendere noto l’episodio, raccontando quanto avvenuto a un genitore, è stata l’insegnante che in quel momento si trovava in classe a fare lezione: «Il ragazzo si è sentito male, è cominciata a girargli la testa», ha spiegato l’insegnante ad un genitore, «Evidentemente era privo di una giusta ossigenazione perché, come hanno spiegato i compagni di classe, lui tiene sempre la mascherina durante le ore di lezione, anche se non è vicino ad altri ragazzi. Evidentemente non ce l’ha più fatta, si è sentito male, tanto che abbiamo dovuto soccorrerlo. Gli ho detto di togliere subito la mascherina, anche se lui non voleva, mentre due compagni lo accompagnavano giù».

Insomma: più che coronavirus dev’essere stato l’uso eccessivo della mascherina per il timore di rimanere contagiato, a far traballare lo studente. Ma quando i due ragazzi, loro sì con la mascherina in viso, sono spuntati alla fine delle scale sorreggendo il compagno, bianco in volto, vicepreside e bidelli non l’hanno presa bene, perché hanno subito pensato che si trattasse di Covid-19 e che i due che lo accompagnavano potevano contagiarsi.

Così, rimproverati i due soccorritori, il ragazzo è stato messo nello stanzino e lasciato lì solo, in attesa che arrivassero i genitori, avvertiti che il figlio stava poco bene. Lì da solo, anche se gli girava la testa e poteva svenire. Perché nessuno poteva stargli vicino per il timore che fosse positivo e potesse contagiare altri.

Sono rimasti di stucco, i due compagni soccorritori, nel vedersi rimproverare per aver aiutato il ragazzo a scendere le scale. E allibita l’insegnante quando i due, rientrati in classe, hanno raccontato come erano stati trattati loro due e il loro compagno.

«L’insegnante mi ha detto di essere rimasta sconvolta nel constatare che persone che pensava avessero un briciolo di umanità», spiega il genitore che ha raccolto la confidenza, «si siano improvvisamente trasformate in esecutrici di regolamenti senza un minimo di buon senso. È assurdo quanto sta accadendo: stiamo andando verso la follia collettiva».—



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