Oderzo, il Raboso sta scomparendo: «Estirpate il 70% delle viti»
La pressione commerciale del Prosecco sta facendo male a questo vitigno Cecchetto: «Facciamo di Oderzo la città di questo autoctono del Piave»

ODERZO. «Facciamo di Oderzo la città del Raboso»: lo aveva proposto qualche mese fa alla presentazione del vino del sindaco. Ed ora può incassare un primo, importante risultato: Giorgio Cecchetto saluta e presenta «Il Raboso in Piazza Grande» come la prima di una serie di iniziative per salvare questo vino autoctono della zona del Piave. Domenica, per tutta la giornata, il Consorzio Opitergino Mottense insieme all’Unpli ha promosso la manifestazione «Il Raboso in piazza Grande». Nell’impresa, undici pro loco del territorio abbineranno un piatto al vino più famoso del Piave.
Un vino che rischia la scomparsa, se è vero che negli ultimi dieci anni sono stati letteralmente estirpati - per lasciare posto al più redditivo prosecco - il 70 per cento dei vigneti di questo autoctono straordinario, che risale al 1600 e che ha sempre accompagnato il clima e le genti del Piave. «Se continua così dovremo trasformarlo in presidio da conservare» spiega Cecchetto, autentico appassionato di Rabaso e fiero produttore (la sua azienda ne produce circa 25 mila bottiglie, il 10 per cento dell’intera produzione aziendale). Al 31 luglio 2017 la superficie coltivata di Raboso in provincia di Treviso era di circa cinquecento ettari, per una produzione potenziale di circa 50 mila ettolitri. Solo il 3% viene imbottigliato, in circa 200 mila bottiglie, tra Raboso del Piave Doc e Docg Piave Malanotte. Le aziende che imbottigliano Raboso del Piave DOC e DOCG Piave Malanotte sono circa 25. La superficie vitata è in continua erosione a favore soprattutto di Glera e Pinot Grigio, tant’è che nei prossimi anni si prevede che rimanga una superficie di Raboso intorno ai 300 ettari, meno dell’1% della superficie vitata della provincia di Treviso.
«Purtroppo gli innumerevoli sforzi nella promozione e valorizzazione di questo vitigno non hanno avuto ricaduta sull’aumento dei consumi – aggiunge Cecchetto – . Cosa fare? Secondo me, prima di tutto, bisogna preservare il vitigno dalla “morte annunciata” e solo dopo promuoverlo. Se facciamo il contrario ci troveremo a promuovere qualcosa che non esiste più».
Nel corso della giornata, inserita nel cartellone «Malanotte d’Estate», nel padiglione coperto si terranno dibattiti dedicati al Piave Malanotte DOCG, degustazioni guidate e incontri con i produttori vinicoli, in collaborazione con il Consorzio Vini Venezia, la Confraternita del Raboso Piave e FISAR delegazione di Treviso.
Soddisfatto naturalmente anche Michele Sarri, assessore all’agricoltura di Oderzo: «Abbiamo voluto aggiungere un importante tassello volto a promuovere l’eccellenza enologica di un vino che rappresenta secoli di storia, cultura e tradizioni contadine nelle terre del Piave».
Domenica inaugurazione alle 11, con Luca Zaia che ha promesso di esserci: «Lui è uno dei fondatori della Confraternita del Raboso, nel 1996, all’inizio della sua carriera. Di sicuro, è uno che ci crede». A lui è chiesto un guizzo per sostenere questo piccolo vitigno del Piave. (d.f.)
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