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Colline del Prosecco patrimonio Unesco: arriva il primo “no”

Treviso. La commissione ribadisce “la non unicità” del territorio Restucci: «Solo un parere consultivo, si deciderà a giugno»

Alessia De Marchi
3 minuti di lettura

PIEVE DI SOLIGO. Questa volta è una nota ufficiale della Regione a raffreddare il sogno Unesco per le colline del Prosecco, un sogno a lungo accarezzato e difeso con forza dal governatore Luca Zaia e dal suo entourage. Non dice nulla più di quanto già anticipato nei mesi scorsi - le prime indiscrezioni risalgono a metà febbraio -, ma la conferma dei dubbi esposti nella valutazione tecnica del dossier sembra allontanare il riconoscimento.

«Oggi (ieri per chi legge, ndr)», comunica Amerigo Restucci, la voce autorevole del comitato promotore della candidatura, «è stato pubblicato il primo esito della valutazione sul dossier candidature de “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”». E fin qui la nota di cronaca. Quindi il merito ovvero la doccia fredda che l’ufficialità rende gelida. «Come previsto», dichiara Restucci, «l’esito non è positivo non certo per motivi ambientali, ma perché l’organo tecnico di valutazione ritiene che il territorio veneto non sia unico nel suo genere». Cosa non convince i “commissari” Unesco? Le colline coltivate a vigneto non avrebbero quel di più che giustifica la tutela in quanto patrimonio dell’umanità, sono un paesaggio “compromesso” che ha in parte perso, anche per l’avanzare delle vigne, la sua fisionomia originaria, la sua storia.

«La conclusione della commissione», citava la lettera del direttore della giuria tecnica redatta lo scorso 18 gennaio, «è che il paesaggio del Prosecco come esiste oggi non può essere facilmente ricollegato alla configurazione di vigneti e metodi produttivi in essere dal 18esimo secolo o precedenti». Restucci non si arrende. «Al di là dell’esito», gioca le sue carte, «gli stessi valutatori sottolineano le bellezze del nostro territorio, la capacità gestionale, la storicità di una terra di cui, nel giudizio di valutazione, si sottolinea il valore mondiale». Zucchero per indorare la pillola di un “no” confermato?

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) “Valore universale” I dubbi dell’Unesco sulla candidatura delle colline del Prosecco]]

Restucci insiste: «La valutazione espressa, pur concludendosi per il momento con un giudizio negativo, evidenzia i tanti pregi del territorio candidato». E da qui riformula la strategia per arrivare all’ambito riconoscimento di patrimonio Unesco per le colline tra Conegliano e Valdobbiadene. «È proprio facendo leva su questi pregi», annuncia, «che lavoreremo nei prossimi giorni per arrivare a un giudizio finale positivo». Un primo stop, per il capo della “spedizione” veneta, non ferma la marcia, anche se raffredda gli entusiasmi. Restucci ricorda che il rapporto pubblicato ieri costituisce una «raccomandazione tecnica dell’organo consultivo dell’Unesco, l’International Council on Monuments and Sites (Icomos)». Un passaggio, continua, «previsto dalle regole della Convenzione sul patrimonio mondiale». Nulla di definitivo, a suo parere. Certo, però, che se il primo passo è un “no”, la strada verso l’Empireo Unesco si fa davvero in salita per le colline.

Restucci non demorde: «La valutazione conclusiva è affidata al comitato del patrimonio che è un organo politico eletto dagli Stati membri della Convenzione del 1972 e che può accogliere, modificare o integrare la raccomandazione tecnica». Come dire, i tecnici valutano, ma è la politica che decide. E Zaia e i suoi sperano. Il comitato si riunirà in Bahrein dal 24 giugno al 4 luglio, tra un mese e mezzo. Attorno al tavolo in cui si discuterà anche delle colline del Prosecco siederanno 21 Paesi in rappresentanza di tutte le aree geografiche del mondo. A decidere saranno Angola, Australia, Azerbaijan, Bahrain, Bosnia e Herzegovina, Brasile, Burkina Faso, Cina, Cuba, Guatemala, Indonesia, Kuwait, Kyrgyzstan, Norvegia, Saint Kitts and Nevis, Spagna, Tanzania, Tunisia, Uganda, Ungheria, Zimbabwe. «Da qui a fine giugno», assicura Restucci, «proseguiremo nel nostro lavoro per esaltare gli aspetti positivi indicati nel dossier e dimostrare ai membri del comitato dell’Unesco che il territorio veneto non è solo bello, ma è anche unico al mondo».

Le colline del prosecco patrimonio dell'umanità

Il prof giustifica il “no” tecnico alle colline del Prosecco come la continuazione di una linea adottata da anni davanti a un Paese, l’Italia, che ha il primato mondiale dei siti riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E per questo «sconta un giudizio tecnico sui nuovi dossier di candidatura molto critico». Cita esempi che confermerebbero la sua tesi e che non tarperebbero definitivamente le ali al sogno cullato da Zaia dal lontano 2008, quando, allora ministro per le politiche agricole, lanciò la candidatura dei colli tra Conegliano e Valdobbiadene.

«Basti pensare», esemplifica, «che, anche nel caso della candidatura del paesaggio vitivinicolo delle Langhe-Roero e Monferrato, il giudizio iniziale dei valutatori era negativo; ugualmente è accaduto lo scorso anno con il dossier di candidatura de “Le Faggete vetuste”, il cui esito è stato poi ribaltato dal comitato del patrimonio mondiale grazie a un lavoro costante dell’ambasciatrice italiana all’Unesco, Vincenza Lomonaco». Niente è perduto, a suo dire. «Siamo convinti», chiude, «che il ministero degli Esteri che ha ora la responsabilità di gestire il negoziato internazionale, insieme alle amministrazioni coinvolte, grazie alle capacità negoziali dell’ambasciatrice Lomonaco, saprà far valere le nostre ragioni e dimostrare al mondo l’unicità delle colline di Conegliano e Valdobbiadene». La sentenza definitiva a fine giugno.

 

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