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Foto osè della studentessa: prof di Treviso reimputato a Venezia

Treviso. La procura distrettuale boccia la richiesta di archiviazione del Pm, il caso si riapre I legali: «Si chiarirà tutto, parliamo di due immagini inviate spontaneamente»

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TREVISO. Il gip Massimo Vicinanza ha deciso l'imputazione coatta per l’ex professore di italiano di un noto liceo di Treviso che nell’ottobre scorso era finito al centro di una indagine per alcune foto osè di una studentessa sedicenne ricevute sul telefonino dalla ragazzina e scoperte dai genitori di questa che si erano accorti del fitto scambio di messaggi tra la figlia e il docente, iniziato durante il mese di agosto.

La minorenne avrebbe inviato al suo prof alcune immagini di sé in biancheria intima e pare anche qualcuna di più spinta. Non appena ha scoperto quell'ambiguo scambio di messaggi, la madre parlò con la figlia e denunciò il fatto alla polizia che si presentò con gli agenti della squadra mobile nella casa dell’insegnante per perquisirgli l’abitazione, ponendo sotto sequestro il suo cellulare

A inizio anno, dopo aver dato la sua versione dei fatti davanti al gip di Treviso, il professore ha patteggiato 2 mesi e 10 giorni per il reato di atti sessuali con una minorenne, pena lieve, a cui aveva contribuito il fato che il professore cinquantenne fosse incensurato, si fosse messo in aspettativa non appena scoppiato il caso per poi dimettersi.

Ma il caso non era finito lì perchè la denuncia, riguardando la presenza di foto osè di una minorenne nel telefono di un adulto, era stata trasferita per competenza al tribunale distrettuale di Venezia che aveva aperto un fascicolo per il reato di detenzione di materiale pedo-pornografico a carico del professore.

Ieri il Gip ha disposto l’imputazione per l'articolo 600 quater, articolo che prevede la condanna alla reclusione fino a tre anni o la multa non inferiore a 1590 euro per “chiunque, consapevolmente si procura o detiene materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto è punito». Il docente, difeso dagli avvocati Federico Vianelli e Alfonso Distaso si è sempre dichiarato innocente.

Il caso quindi si riapre, ma gli avvocati difensori minimizzano. «Tutta la vicenda nasce dal procedimento instaurato a Venezia di cui Treviso era una costola» spiega l’avvocato Distaso, «e di cui il pm veneziano, che non è certo magistrato poco scrupoloso, aveva chiesto l’archiviazione. Ora il gip ha ritenuto di formulare un’imputazione coatta, vedremo come la motiverà. Non condivido la decisione anche perchè nel merito» spiega l’avvocato, «parliamo di due le fotografe inviate spontaneamente dalla ragazza al professore e non particolarmente significative. Da questo invio non è maturato alcuna altra cosa da parte del nostro assistito» .


 

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