Il depuratore delle beffe riparte, l’attesa Gaiarine è durata 33 anni
Gaiarine. Ideato nel 1985 e realizzato del 2004, l’impianto era inutilizzabile per mancanza di allacci Piave Servizi ha investito oltre un milione per farlo funzionare: dal 2019 servirà oltre mille residenti
di Diego Bortolotto
GAIARINE. Il depuratore fognario da 2 milioni di euro, inaugurato nel 2004 ma mai entrato in funzione perché mancavano le tubature, sarà attivato da Piave Servizi. L’azienda dei servizi idrici lo scorso anno ha ripreso in mano la gestione di un’opera che fu già progettata negli Anni ‘90 dal Consorzio intercomunale Gaiarine, Codognè, Godega ed Orsago. Piave Servizi ha adesso investito un milione e 100mila euro - 900 mila euro con un finanziamento ministeriale passato attraverso la Regione Veneto - per attrezzare la rete ed i sistemi di smaltimento.
I lavori sono in fase di completamento e finalmente sarà utilizzabile un’opera ferma da 14 anni. «Il cronoprogramma prevede la messa in funzione per i primi mesi del 2019», spiega il presidente di Piave Servizi, Alessandro Bonet, che ieri è stato in sopralluogo all’impianto che sorge a Campomolino. La vicenda del depuratore di Gaiarine è stata molto travagliata. Fu ribattezzato una “cattedrale nel deserto”. Nel 1985 i quattro Comuni si unirono in un Consorzio per lo smaltimento delle acque. Nel 2004 fu completata l’opera con una spesa di un milione 920 mila euro. Doveva servire 9 mila abitanti equivalenti di Gaiarine, Codognè, Godega e Orsago, mancavano però le condutture. Venne nominato un commissario per la gestione e lo scioglimento dell’ente, ma fino al 2016 la proprietà rimase al Consorzio comunale.
«Il definitivo subentro non ha avuto luogo anche per il mancato collaudo di competenza del Comune di Gaiarine delle opere di adduzione di Albina e Campomolino – scriveva nel dicembre 2016 il commissario straordinario - il Comune ha in corso un'azione legale nei confronti dell'impresa appaltatrice dei lavori di Albina per la non corretta realizzazione della condotta di adduzione della rete fognaria al depuratore consortile e dei lavori di Campomolino per altre inadempienze». Nel 2010 l’impianto era ancora privo di energia elettrica perché le cabine andavano sott’acqua. Nel 2014 la Commissione europea aveva avviato una procedura di sanzioni verso l’Italia per il mancato smaltimento delle fognature, e Bruxelles citava tra i siti inadeguati il depuratore di Gaiarine.
Ora l’intervento di Piave Servizi finalmente garantirà il funzionamento. «Quando fu pensato negli Anni ‘90 non fu ideato in modo organico, considerato che mancavano tutti gli allacciamenti. Io all’epoca ero uno studente universitario, la questione dovrebbe essere girata a chi amministrava e ai politici dell’epoca – afferma Bonet, che dal 2017 è presidente di Piave Servizi - i cittadini e Piave Servizi sono parte lesa. Come adesso ha fatto la nostra società, era logico realizzare prima le reti, adeguare gli impianti provvisori e poi provvedere alla messa in funzione». I lavori sono stati realizzati dalla ditta Ecomarca. L impianto è automatizzato con un controllo anche da distanza. Uscirà acqua pulita, gli inquinanti saranno eliminati ed i fanghi residui potranno essere usati come fertilizzanti.
L’impianto servirà 1200 abitanti equivalenti dell’area tra Gaiarine e Codognè. «I nostri utili vengono reinvestiti in opere che servono ai cittadini - aggiunge il presidente di Piave Servizi - il territorio si aspettava da tempo quest’opera. Noi l’abbiamo presa in mano dal 2017 ed ora non è una più una chimera. Abbiamo chiesto uno sforzo ai cittadini per allacciarsi, ma una volta allacciato l’utente sa che non ha più il problema dello svuotamento delle fosse e che contribuisce ad un ambiente più pulito».
Nei prossimi mesi entrerà in funzione una parte dell’impianto, nel futuro invece potrà essere messo in esercizio per l’intero. «Il refluo viene prima separato dalle sostanze solide che purtroppo arrivano dentro la fognatura, da stracci a piatti - spiega Carlo Pesce direttore generale di Piave Servizi - vengono poi tolti, olii, sabbie e grassi, e con le successive lavorazioni eliminati gli inquinanti di carbonio e azoto. Rimane così alla fine l’acqua pulita».
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