Zaia e Gentilini, è fumata bianca per le comunali di Treviso
C’è una pre-intesa: lista comune con lo Sceriffo, doppio nome nel simbolo e assessorato per Zampese. Fibrillazioni nel Carroccio di Treviso
Andrea Passerini
TREVISO. Un posto in giunta per Zampese (verosimilmente l’assessorato all’Urbanistica mai datogli sin qui in 4 mandati, né da Gentilini né da Gobbo). Una poltrona in una partecipata per Bepi Basso; il nome di Gentilini nella lista di Zaia come omaggio allo Sceriffo e al suo peso politico; e una decina di posti per Gentilini nella lista Zaia. Sono i primi quattro punti dell’accordo stilato nei giorni scorsi fra Toni da Re, segretario nathional della Liga Veneta, il governatore Luca Zaia, e Giancarlo Gentilini, nella circostanza accompagnato dai fedelissimi Basso e Zampese.
L’incontro si è tenuto, sembra, alle porte di Conegliano. Un preliminare, è stato definito. Come nella compravendita di una casa. Perché Da Re ha insistito su un punto cruciale: la bozza va sottoposta innanzitutto al candidato sindaco Conte, con il suo braccio destro Alessandro Manera coordinatore della campagna elettorale; quindi ai militanti della Lega cittadina, e alla segreteria provinciale. Anche se c’è chi insiste nel dire che le alleanze elettorali spettano da sempre al livello regionale (come del resto quelle sin qui stilate da Lega e Forza Italia su seggi e comunali nei grandi centri).
Nomi e liste, tutti gli scogli. Tutto fatto, allora? Sarà decisivo questo weekend. La Lega cittadina non ci sente sul nome Gentilini nella lista, e pure ai piani alti c’è sconcerto (eufemismo). Non è nemmeno questione di nomi o simboli. C’è chi teme dopo le urne una Lega “sotto scopa” del nuovo asse Zaia - Gentilini (mossa straordinaria, che ha fatto saltare il banco), e depauperata dalla corsa dei big a parte. «Non vorrei finissimo minoranza interna della coalizione vittoriosa, e con un Conte priginiero», ammonisce un veterano. Coin, del resto, aveva richiamato in gruppo Lega il gruppo Gentilini.
La contromossa: Zaia e Gentilini, due liste. E c’è chi pensa a una possibile contromossa: lista Zaia sì, e lista Gentilini, anche , ma distinte e separate, allargando la coalizione a 6.
«Rivedere Gentlini in lista? Fa male». Confessione di Mauro Michielon, già parlamentare e assessore. È lo stato d’animo della base cittadina, lealista, che non a caso si sofferma, adesso, sul gradimento di Gentilini per Conte. «Mi pare si sia perduto molto rempo...» insiste Michielon. Si riferisce a quando Gentilini chiamava «traditore» Conte, o lo riteneva «inesperto» e «inadeguato per vincere». E certo Gentilini, nel dargli l’ok alla candidatura, ha sottolineato come fosse «tardi per cambiarlo». Sono le mille tossine della storica divisione della Lega in città fra gentiliniani e (allora) bossiani, oggi salviniani di Gobbo & co. La domanda è: come si conviverà in caso di vittoria con queste premesse?
Paolin. Il veterano Bepi Paolin è stato deputato per soli 3 giorni. Alla fine, con i riconteggi della Calabria, è rimasto fuori. La Lega ha mancato l’en plein: eletti 8 dei 9 candidati a Roma. E adesso RadioLega dice già che potrebbe essere lui il candidato dei lealisti alla segreteria provinciale per la successione a Coin. Visto che l’opa di Zaia ha aperto già la battaglia d’autunno in città, di fine anno per le provinciali, e di gennaio ’19 per la poltrona di Da Re.
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