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La donazione a Telefono Azzurro sospende il processo per molestie a Treviso

Treviso. Ex allenatore che si fingeva ragazza su Fb è accusato di detenzione di materiale pedopornografico La prossima udienza nel 2019: dovrà fare lavori socialmente utili e un percorso psicoterapeutico

di Giorgio Barbieri
1 minuto di lettura

Grazie ad una donazione di un migliaio di euro all’associazione Telefono Azzurro, ad un percorso di psicoterapia e l’impegno ai lavori socialmente utili ha ottenuto la sospensione del processo che lo vede imputato possesso di materiale pedopornografico e sostituzione di persona. La prossima udienza è stata infatti prevista per il 2019 per valutare se, in base al percorso fatto, si può estinguere il reato.

Si tratta di un ex allenatore di calcio che, usando le foto di una donna, era riuscito a carpire l’attenzione di un giovane, che si era spacciato per maggiorenne, e a iniziare un’amicizia particolare in chat. L’imputato, rappresentato dall’avvocato Pierantonio Menapace, aveva scelto di trovare un accordo con la vittima. E il giudice aveva rinviato l’udienza per la messa alla prova con un percorso di psicoterapia lungo un anno.

Ad accorgersi degli strani “incontri virtuali” su Facebook da parte del figlio con la fantomatica ragazza, interpretata in realtà dall’ex allenatore, era stata la mamma di uno dei ragazzi coinvolti, guardando sul tablet che utilizzava il figlio. Ad attirare la sua curiosità era stato l’utilizzo, ormai diventato compulsivo, del suo tablet. È bastato effettuare le indagini, per scoprire in realtà che dietro quella sedicente ragazza si nascondeva in realtà la figura del ventenne.

L’imputato chiedeva alle vittime “l’amicizia” su Facebook, fingendosi una bella ragazza. Conquistata la “fiducia” delle vittime li invitava ad spedirgli altre immagini dal contenuto spinto. Alcuni di questi mandavano altre immagini “hot”. Altri invece si facevano degli autoscatti in atteggiamenti intimi, e li mandavano alla “ragazza”. In seguito alla perquisizione effettuata dalle forze dell’ordine dal suo computer sono spuntate 64 fotografie pedopornografiche e per una di queste gli è stato contestato l’aver ricevuto un ragazzo minorenne alcune foto ritraenti organi genitali dello stesso.

A gravare sulla sua posizione una condanna del 2008 in Friuli, per violenza sessuale ai danni di un 13enne del quale all’epoca era l’allenatore di calcio. Ma con il 17enne, come confermato dalla stessa parte offesa, l’uomo non è andato oltre gli scambi in chat.

L’unica volta che si sono visti, infatti, l’uomo ha subito capito di aver a che fare con un minorenne e lo ha subito congedato. Finito alla sbarra con le pesanti accuse, il 40enne, dopo aver risarcito la parte offesa ha chiesto la messa alla prova, per scontare la pena con lavoro volontario di pubblica utilità, alla quale potrà sarà ammesso, come ha stabilito ieri il giudice, dopo un percorso terapeutico di sostegno psicologico.


 

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