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A Treviso sono 4.500 gli appartamenti sfitti

Previsione di perdere ulteriori 5.000 residenti. Negro: «Ecco perché abbiamo frenato il cemento»

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TREVISO. Se il Comune di Treviso, con il nuovo piano degli interventi, ha deciso di tagliare gli indici di edificazione in città e ridurre il numero delle lottizzazioni è perché in città c’è già tanto spazio inutilizzato.

Secondo la documentazione allegata al progetto in tutto il territorio cittadino gli spazi residenziali sfitti sono 4500; tanti, tantissimi. Ancor più se analizza il dato confrontandolo con le prospettive di sviluppo demografico fotografate dalla statistica, quelle che evidenziano come la crescita demografica sia ridotta, aumentino sempre più i vecchi, e crescano le morti a dispetto delle nascite. «Se andremo avanti così nei prossimi quindici anni il territorio comunale potrebbe trovarsi con circa 5000 abitanti in meno» lancia l’allerta il consigliere di impegno civile Giovanni Negro, incaricato dal sindaco di redigere il Pat con i tecnici esterni all’amministrazione guidati da Capocchin, «una inversione di marcia era necessaria ed è stata attuata riducendo le possibilità di nuove edificazioni».

Negro spiega come già adesso, calcolando gli standard delle abitazioni esistenti e soprattutto la grandissima mole di vuoti residenziali, «ogni cittadino avrebbe a disposizione circa 65 metri quadrati di abitazione; un dato che nei paesi nordici è assai più ridotto proprio perché l’edificato è parametrato agli abitanti» e non estrogenato come avvenuto negli ultimi anni nel territorio trevigiano col risultato che tanti condomini e tante nuove residenze cercano ancora inquilini.

«Sommiamo gli attuali 65 metri quadrati a disposizione dei cittadini con quelli che si libereranno un domani con la perdita di abitanti e lo spazio vitale per i singoli cittadini aumenterà fuori misura» segue Negro, «creando una sproporzione che si tradurrebbe in consumo del territorio, Imu e tasse da pagare più alte di quelle sarebbe giusto venissero pagate». Perché consumare territorio inutilmente composta anche dei costi vivi, oltre che perdite di spazi verdi. «È stata questa constatazione che ha indotto l’amministrazione a tirare il freno a mano, ridurre le aree edificabili, rivedere tutto il sistema di sviluppo cittadino».

Negro è orgoglioso: «Abbiamo disegnato una città diversa» e indica anche il verde e la percorribilità leggera come caratteristica della Treviso del futuro. Quattro i principali percorsi verdi (oltre alla ciclabile S.Antonino-S.Maria del Rovere) che l’amministrazione intenderebbe aprire nel più breve tempo possibile ed ha infatti inserito nel “Pi”: la “Restera due”, che partendo da Ponte Garibaldi seguirà il Sile passando nella cittadella sanitaria e arrivando fino a via dei Tappi; la ciclabile Porta Calvi-Ponte De Gasperi, che dalla golena di Ponte de Fero con un ponte passerebbe la fossa delle mura proseguendo sulla riva del Sile dietro il seminario e l’ex Turazza (serve l’accordo con la diocesi); il collegamento da via Pisa alle sorgenti del Botteniga; la ciclabile lungo lo Storga.

Alcune aree vanno acquisite da privati, e il Comune conta di pagarle con crediti edilizi. (f.d.w.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


 

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