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Rubano dalla tomba del figlio il pino di vent’anni, scempio in cimitero a Castelfranco

Castelfranco. Scempio in cimitero nel sepolcro di Manu morto nel 1997. Il dolore della madre in un biglietto al ladro «senza umanità»

di Alessia De Marchi
1 minuto di lettura

CASTELFRANCO. Il dolore si ripete ed è come se a mamma Anna Antonucci avessero di nuovo strappato il cuore: dalla tomba del suo Emmanuele, morto nell’ottobre del 1997 nel fiore della sua giovinezza - aveva 19 anni e, maturità in tasca, stava per cominciare l’Accademia delle Belle Arti di Venezia -, qualcuno ha estirpato il ginepro strisciante, piantato proprio 20 anni per accompagnare il buio del lutto con una nuova vita. Il giovane è sepolto a terra, - «ce l’aveva confidato una volta, sorridendo, che voleva restare a contatto con la natura, non pensavano di doverlo esaudire così presto» - nel cimitero di borgo Vicenza, a poco distanza dalla sua abitazione in via dell’Altopiano dove è stato trovato senza vita in seguito a un incidente domestico.

Emmanuele Mantovani era un ragazzo sensibile, amava dipingere e sognava un futuro nell’arte. «Mi sono accorta del furto stamattina (ieri per chi legge, ndr)», racconta mamma Anna, «Mancavo da qualche giorno alla visita quotidiana al mio ragazzo. Mi ha tenuto lontana l’influenza. Arrivata alla tomba, mi si è spaccato il cuore». Il ginepro strisciante, cresciuto e curato con grande amore, era stato estirpato.

«Era rimasto solo un pezzettino di tronco», prosegue Anna, «Non è la prima volta che subiamo furti in cimitero. E non siamo gli unici, purtroppo. Dalla tomba di mio figlio sono sparite piante, persino un angioletto e una fatina che avevo portato per fargli compagnia. Ma questa volta hanno davvero esagerato: quell’albero era la nuova vita del mio Emmanuele». Il dolore è grande e mamma Anna, consultatasi con il figlio Giacomo, che fa il filmaker e vive a Londra dal 2009, ha deciso. «Qui Manu non può più stare: farò riesumare il suo corpo, lo cremerò e porterò altrove le sue ceneri. Voglio possa riposare in pace, lontano da chi non ha rispetto della morte».

A chi ha compiuto lo scempio Anna ha lasciato un messaggio, scritto di getto su un foglietto di carta bianco: «Chi si è preso il mio pino strisciante è un ladro senza umanità». «In cimitero», racconta Giacomo, che ha aveva 14 anni quando ha perso il fratello maggiore, «non andavo quasi mai, proprio perché ogni volta era un tuffo in quei giorni di dolore in cui Manu è morto e l’abbiamo dovuto seppellire. Quella pianta è sempre stata lì a vegliare su di lui e, se devo essere onesto, era l’unica cosa che riuscivo a guardare quando andavo a far visita a quella tomba. Certa gente non ha né testa né cuore».
 

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