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La perizia: doloso il rogo alla Vidori

La consulenza tecnica d’ufficio accerta tre punti di innesco. Il sindaco di Vidor: «Non cambia la nostra strategia»

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VIDOR. Che l’incendio potesse essere accidentale, dovuto a cortocircuito o ad autocombustione, quando l’azienda era chiusa per ferie, era parso subito assai improbabile. Ora però c’è la sostanziale certezza che il rogo che il 18 agosto scorso devastò la Vidori Servizi Ambientali di Vidor fu doloso. Stando alla relazione del perito della Procura di Treviso - il fascicolo è sul tavolo del sostituto procuratore Massimo De Bortoli - l’incendio fu appiccato con almeno tre focolai alimentati da una sostanza accelerante costituita da una miscela di solventi. Una sostanza ritenuta appannaggio di “specialisti”, difficilmente acquistabile da chi non è pratico del settore.

Incendio alla Vidori di Vidor: bruciano rifiuti pericolosi

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Un focolaio sarebbe stato generato nel settore centrale dell’azienda, ed è quello che avrebbe di fatto provocato l’intero rogo, un secondo all’ingresso dell’area direzionale (dove sono state ritrovate tracce di solvente), e un terzo dentro una gru, esaminata perché presentava danni alla cabina e alla parte inferiore. Il carattere doloso dell’incendio spiega anche come mai, nonostante l’intervento assai rapido dei vigili del fuoco, il rogo avesse di fatto già distrutto buona parte dello stabilimento.

Nella relazione del perito anche altri elementi ritenuti utili per ricostruire la dinamica del rogo, ovvero il fatto che le telecamere di videosorveglianza fossero spente. A questo punto le indagini sono dirette a scoprire chi possa essere l’ignoto piromane. «Per noi e la nostra posizione rispetto all’azienda questa novità non cambia molto - commenta il sindaco di Vidor Albino Cordiali - anche se nelle prossime ore mi confronterò col nostro avvocato per chiarire gli aspetti più tecnici della questione». L’amministrazione comunale ha sempre risposto negativamente alla richiesta dell’azienda di poter trasferire la sede in una zona agricola non distante dall’attuale stabilimento. Sono state raccolte anche oltre mille e duecento firme per dire “no” al trasferimento, con una petizione consegnata nei mesi scorsi al presidente della Regione Luca Zaia dal comitato “Prima la Salute e la Tutela dell’Ambiente”.

E l’azienda che si occupa del trattamento di rifiuti è stata meta di un recente sopralluogo della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, commissione che ha messo sotto la sua lente di ingrandimento una serie di incendi in aziende di trattamento rifiuti per verificare eventuali collegamenti con le ecomafie.
 

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