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S’intascava i soldi delle revisioni, truffa aggravata per un dipendente della De Bona di Susegana

Sotto accusa un collaboratore della De Bona di Susegana: avrebbe trattenuto novantamila euro Il trentaquattrenne, che è stato denunciato dai carabinieri, intende affrontare il dibattimento

Giorgio Barbieri
1 minuto di lettura

SUSEGANA. È accusato di essersi intascato la bellezza di 90.000 euro di revisioni. Secondo la Procura l’uomo, un coneglianese di 34 anni difeso dall’avvocato Daniele Panico, «quale unico soggetto abilitato ad effettuare le revisioni e a gestire il sistema telematico connesso alla Motorizzazione civile, effettuava per conto della De Bona Motors srl di Susegana numerose revisioni, incassandone personalmente il corrispettivo e procurandosi così un ingiusto profitto con pari danno per la società pari a circa 90mila euro». L’imputato respinge tutte le accuse e si dice pronto a dimostrare la sua innocenza durante il dibattimento.

Dunque, approfittando del fatto di essere l’unico responsabile del centro revisioni della concessionaria di Susegana, sarebbe riuscito fino al settembre del 2015 quando sarebbe stato scoperto ad impossessarsi di oltre 90.000 euro, cioè gli importi dovuti all’erario per circa nove migliaia di revisioni fatte dall’azienda dove era impiegato. Questa l’accusa per cui i carabinieri hanno denunciato un trentaquattrenne di Conegliano, accusato di truffa aggravata. Per ogni revisione l’importo da versare all’erario è di circa 10 euro. A scoprire la truffa, grazie anche alla collaborazione dei funzionari della Motorizzazione Civile e dell’azienda di Susegana, che risulta estranea ai fatti, sono stati i carabinieri coordinati dal pm Giulio Caprarola.

Un fatto analogo era stato scoperto perquisendo la casa e l’ufficio di un trentanovenne trevigiano. I carabinieri avevano sequestrato tutta la contabilità degli ultimi quattro anni delle revisioni automobilistiche. Quelle intorno al 2010, “sparite”, erano state poi ritrovate addirittura in un bidone della spazzatura. I militari avevano anche sequestrato computer, stampante e memoria esterna usati dall’uomo. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il comportamento illecito sarebbe iniziato nel 2009, ma solo dopo un’ispezione dei funzionari della Motorizzazione (cui non tornavano i conti tra revisioni fatte e versamenti della tassa) si è scoperto il meccanismo usato dall’indagato.


 

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