Dopo il caso del prof di Treviso, il richiamo di Mattarella: «Incivili le violenze»
Treviso. Il caso trevigiano nel colloquio del capo dello Stato con gli studenti al Quirinale Arriva il plauso dei presidi: «La nostra scuola non può essere abbandonata»
di Valentina Calzavara
TREVISO. «Abbiamo ascoltato spesso notizie di aggressioni ai docenti. Si tratta di episodi incivili e inammissibili». Il capo dello Stato Sergio Mattarella entra nel merito dei fatti di violenza accaduti nelle scuole italiane. Tra gli ultimi in ordine di tempo quello accaduto a Giuseppe Falsone, l'insegnate trevigiano preso a ceffoni dalla famiglia di un alunno che era stato rimproverato durante la ricreazione. Accadeva il 23 dicembre alle scuole medie Casteller di Paese. Dopo l'aggressione da parte del papà e del fratello dello studente, altrettanta amarezza. La presidente dell'istituto ha avviato nei confronti dell'insegnante un procedimento disciplinare. «Un atto dovuto a sua garanzia» spiegano dagli uffici di presidenza. Una decisione contestata dal docente, che si è sentito abbandonato. Falsone si considera vittima due volte e ha deciso di scrivere al ministro dell'Istruzione, incassando la solidarietà della Regione.

Il caso è esploso a livello nazionale, riaprendo il dibattito sul valore educativo della famiglia. Tanti, troppi, gli episodi di bullismo verso il corpo docente, attuati proprio dagli adulti che dovrebbero dare l'esempio. Dopo l'insegnante trevigiano è accaduto a una maestra di Caserta, assalita da una mamma per aver corretto la figlia, quindi a un docente siciliano, preso di mira dai genitori di un bambino. La coppia è arrivata a rompergli una costola per aver sgridato il figlioletto. «Quando i genitori si permettono un atteggiamento di contrapposizione alla scuola vanno anche contro l'interesse dei propri figli», ha sottolineato il presidente Mattarella, «perché sono la collaborazione, il dialogo, lo scambio di opinioni tra famiglia e scuola che consentono a ciascun ragazzo e ragazza di esprimersi con pienezza».
Intanto, la compagine in sostegno dei professori picchiati si fa sempre più ampia. «Le aggressioni fisiche agli insegnanti costituiscono solo la punta dell'iceberg» sottolinea Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp) «sono il sintomo di un malessere più ampio che attiene a una crisi di valori in atto». Un problema di difficile soluzione, che intacca il tessuto sociale, dentro e fuori dalle classi. «Serve un’azione culturale di più ampio respiro» suggerisce Giannelli «c’è una crisi di valori che investe non solo il sistema scolastico ma anche, ad esempio, il ruolo delle famiglie e delle istituzioni pubbliche. Noi, come presidi, facciamo quadrato insieme ai docenti e mettiamo in atto tutte le misure possibili all'interno degli istituti ma serve una riflessione più vasta sul valore che si vuol dare oggi all'istituzione scolastica, che è motore del futuro». Alle parole del Capo dello Stato fanno eco i presidi: «La scuola non può essere lasciata sola».
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