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Influenza, code e lunghe attese al Ca' Foncello di Treviso

Attese di ore al pronto soccorso e alla guardia medica di Treviso nel fine settimana, gli esperti: «Impossibile dire quando finirà»

Andrea De Polo
2 minuti di lettura

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TREVISO. Pronto soccorso preso d’assalto per l’influenza: nel fine settimana afflussi record al Ca’ Foncello, complici la chiusura degli ambulatori dei medici di base e, soprattutto, il picco dell’infezione. La morsa del virus (anzi, dei virus, visti i diversi ceppi della malattia che stanno flagellando la Marca) ha prima riempito il reparto speciale messo a disposizione dall’Usl (40 posti letto in Otorinolaringoiatria), poi causato il pienone di sabato e domenica sia al pronto soccorso che al servizio di continuità assistenziale. Difficile dire fino a quando durerà l’emergenza: gli esperti non si sbilanciano, a preoccupare è soprattutto il virus “sinciziale” che aggredisce le vie respiratorie di anziani e neonati, e per il quale non esiste vaccino.

Tre ore al pronto soccorso. Gli accessi al nosocomio trevigiano sono stati continui, fin dalle prime ore del giorno. Ieri dopo pranzo, per esempio, erano 69 i pazienti in attesa, di cui 26 codici bianchi, 26 verdi, 16 gialli e un rosso. Nel corso del pomeriggio la situazione non è migliorata. La guardia medica, accanto all’ingresso del Ca’ Foncello, ha dovuto lavorare fino alle 14 quando l’ambulatorio, normalmente, chiuderebbe alle 12, per smaltire la lunga coda. «È una soluzione particolarmente gradita ai pazienti perché consente di non pagare il ticket, anche se raccomandiamo di presentarsi solo in caso di necessità, per non intasare il servizio» spiegava ieri un medico del Ca’ Foncello, «in generale in questi ultimi giorni gli accessi sono stati davvero numerosi. Abbiamo visto, tuttavia, anche persone che sarebbero potute non venire. Sono passati per il pronto soccorso ragazzi che avevano la febbre a 38, ma nessun’altra complicazione». Gli utenti lo confermano: «Stiamo aspettando da tre ore, ma in certi casi è sempre meglio rispetto alle lunghe code del medico di base» ha detto qualcuno dei pazienti in attesa, «in ogni caso non ce la facevamo ad aspettare fino a lunedì». In pronto soccorso, ieri, era rappresentata qualsiasi fascia di età: tanti anziani con problemi legati a patologie pregresse, ma anche giovani, coppie (una di fidanzati stranieri: erano a Treviso in vacanza, si sono presi il virus), bambini.

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La situazione. È il dottor Roberto Rigoli, direttore del Dipartimento di Patologia clinica del Ca’ Foncello, a spiegare la situazione attuale: «In questo momento, i ceppi H1N1 e H3N2 - legati alla “suina” - sono di molto diminuiti; invece rimangono presenti i ceppi dell’influenza B (che comprende anche una parte di ceppi non coperti dal vaccino trivalente). È comparso, poi, il virus respiratorio sinciziale (non coperto da vaccino) che prende le estremità della vita, neonati e anziani. Ha i sintomi dell’influenza, in genere è più lieve ma stavolta ha trovato il terreno già debilitato dai virus precedenti». Rigoli sottolinea un aspetto talvolta sottovalutato: «Pensate a come sarebbe la situazione senza un vaccino influenzale». Intanto l’azienda sanitaria ha introdotto le dimissioni nel fine settimana per favorire il turnover in reparto.

I decessi. Al Ca’ Foncello a fine gennaio è morto di influenza A (ceppo H1N1) un trevigiano di 49 anni, non vaccinato. Un altro caso, quello del montebellunese Gaetano Borsato, 57 anni, è in fase di analisi per verificare la connessione con il virus dell’influenza. Entrambe le vittime soffrivano di patologie pregresse. In questo momento non ci sono casi a rischio della vita al Ca’ Foncello, ma i ricoveri sono numerosi. Quando terminerà l’emergenza? «Impossibile dirlo» risponde Rigoli, «l’andamento non si può prevedere, quest’anno è stato molto particolare».

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