TREVISP. Era una combattente, una donna che non si lasciava mai perdere d’animo, capace di lottare contro le difficoltà tenendo sempre alta la testa. L’ha fatto per anni anche e soprattutto per sua figlia, affetta dalla sindrome di down, avuta oltre vent’anni fa da quel matrimonio che purtroppo l’aveva lasciata vedova troppo presto. Giovedì sera il cuore di Lorena Facchin ha smesso dibattere d’un colpo, senza avvertire, senza permetterle di chiedere aiuto, lasciando sospeso sul precipizio tutto quello che la donna aveva costruito con fatica, e soprattutto il futuro di sua figlia, ingambissima e amatissima nel quartiere.
Lorena aveva 51 anni, viveva a San Liberale, ex dipendente della Benetton era rimasta fuori dalla fabbrica con la cosiddetta ristrutturazione, ma non si era persa d’animo e si era rimessa alla caccia di impiego. Come altri non poteva permettersi di essere disoccupata, e soprattutto per sua figlia che sapeva dipendere da lei e dalla sua forza. Unite, sorridenti, caparbie, Lorena e la sua bambina erano cresciute negli anni conquistandosi autonomia e rispetto con le unghie ed i denti senza mai perdere il sorriso e la capacità di stringersi attorno una grande famiglia di amici.
Ma mamma e figlia avevano vinto, e a dimostrarlo era anche l’orgoglio e la serenità che gli occhi di sua figlia sfoggiavano quando alcune settimane fa aveva lavorato da cameriera tra i tavoli del PerBacco, la notissima osteria di Monigo dove lei e la figlia erano molto amate.
Il suo cuore è ceduto di schianto poco dopo le otto di giovedì sera. Pare si fosse chiusa in bagno per una doccia, e non ne sia più uscita. In casa, con la figlia, c’era anche il compagno che dopo averla chiamata senza ottenere risposta ha aperto la porta e l’ha trovata a terra esanime.
Ieri, nel crocevia di strade che fa da cornice la vecchio Bar Rock ed alla piazza del quartiere a nord di Treviso il dolore per la morte di Lorena era palpabile. Pesava la scomparsa di una donna viva e attiva, una donna giovane e in gamba, ma pesava soprattutto il peso del destino di sue figlia, rimasta orfana di padre e di madre poco più che maggiorenne, e vittima di una sindrome che non ti rende diversa certo, ma ti rende tutto più difficile.
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