Il giudice di Treviso Mascolo cambia idea: "Non mi candido più"
Treviso. Il giudice Angelo Mascolo si rimette la toga e rinuncia alla candidatura, annunciata appena qualche giorno fa, con il movimento “Noi con l’Italia”
Giorgio Barbieri
TREVISO. Il giudice Angelo Mascolo si rimette la toga e rinuncia alla candidatura, annunciata appena qualche giorno fa, con il movimento “Noi con l’Italia”. Già questa mattina, dopo che lunedì il Consiglio superiore della magistratura gli aveva concesso l’aspettativa per motivi elettorali, sarà regolarmente in tribunale a Treviso per presiedere alle udienze.
«Rivendico il diritto di cambiare idea», ha spiegato ieri Mascolo non appena si è diffusa la notizia della sua rinuncia alla corsa al seggio parlamentare. «Ci ho pensato bene in questi giorni», ha aggiunto, «e ho capito di essere più adatto a dare pareri. Darò il mio contributo dall’esterno, da tecnico».

Si chiude dunque così, ancora prima di cominciare, la carriera politica del magistrato in servizio al tribunale di Treviso, che nei mesi scorsi aveva fatto tanto parlare di sé per le sue prese di posizione sul tema della sicurezza. E anche la scorsa settimana, nella sua prima uscita pubblica dopo aver momentaneamente abbandonato la toga, non aveva deluso le attese affermando che andrebbero abolite le scorte ai politici.
«Mi chiedo se serva a proteggere il politico o a salvaguardare chi l’assegna», aveva detto per poi aggiungere, «la politica è servizio, se hai paura ti dimetti. Altrimenti fai il tuo lavoro senza scorta. Tanto se ti devono ammazzare, lo fanno comunque. Anch’io ho avuto minacce e sono rimasto zitto».
Mascolo non ha poi dubbi che questa brevissima esperienza politica possa mettere in dubbio la sua indipendenza. «Nel mio lavoro ho sempre tenuto ben separati i due aspetti», ha spiegato Mascolo, «per cui non ci sarà alcun problema. Ringrazio invece chi mi ha contattato proponendomi questa sfida, alla quale ho però dovuto rinunciare dopo averci pensato bene».
Mascolo era stato prima corteggiato dalla Lega e da Matteo Salvini quando disse che «lo stato ha perso il controllo del territorio». Si era incontrato con il leader del Carroccio nel salotto domenicale di Barbara D’Urso su Canale 5 nei giorni caldi del dibattito sulla legittima difesa. Tutto dopo la sua lettera, pubblicata dal nostro giornale a marzo 2017, in cui il magistrato legittimava la difesa dei cittadini con le armi. Angelo Mascolo, con quella presa di posizione innescata da un presunto inseguimento di un’auto sospetta in cui sostenne che se fosse «stato armato, com’è mio diritto e come sarò d'ora in poi...», finì sotto inchiesta del Csm, con tanto di pratica per il suo trasferimento per incompatibilità ambientale, tuttora in corso.
E da allora icona politica, criticato dai colleghi e dalle associazioni dei magistrati, dai vertici stessi della magistratura veneta e nazionale, ma sostenuto dalla Lega, osannato dai fautori della legittima difesa, contestato dal centrosinistra. Lui ha sempre rivendicato quelle affermazioni: «Tutti la pensano come me, ma non hanno il coraggio di dirlo». Ma alla fine Mascolo, storicamente considerato vicino al centrodestra, aveva ceduto alle sirene di Flavio Tosi, leader di Fare, uno dei riferimenti della quarta gamba di “Noi per l’Italia”.
Aveva quindi chiesto e ottenuto dal Csm, che aveva anche rinviato a dopo le elezioni la discussione su un procedimento contro di lui, l’aspettativa per motivi elettorali. Poi qualche giorno da candidato fino alla marcia indietro. «La politica è un servizio e non un privilegio. Se i migliori non si mettono in gioco andranno avanti sempre i mediocri», aveva detto annunciando la sua discesa nell’agone politico. Evidentemente deve aver cambiato idea.
I commenti dei lettori