TREVISO. «La politica è un servizio e non un privilegio. Se i migliori non si mettono in gioco andranno avanti sempre i mediocri». E per impedirlo Angelo Mascolo, giudice del tribunale di Treviso, ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di essere messo in aspettativa “per motivi elettorali”. Alle prossime politiche sarà infatti candidato da “Noi per l’Italia”, la quarta gamba del centrodestra, quella che Vittorio Sgarbi aveva definito come “la bad company di Berlusconi”.
Tutti però si aspettavano una sua candidatura da parte della Lega. Salvini aveva molto apprezzato le sue parole sulla legittimità dell’uso della pistola per difesa.
«Non è questione di Lega. Sono una persona libera che si sente di appartenere da sempre ad un centrodestra moderato. Ho stima di chi mi ha proposto di candidarmi e mi sono riservato di accettare dopo che il Csm accoglierà la mia richiesta di aspettativa. Corro per un piccolo movimento e non è per nulla certo che io possa essere eletto. Male che vada, tornerò a fare il mio lavoro in tribunale».
Un magistrato in politica. Non crede che questa sua scelta riaccenderà le polemiche sulle porte girevoli tra politica giustizia?
«Mi sembra un po’ presto per parlare di porte girevoli. Intanto busserò alla porta della politica. Se non mi aprono torno a fare quello ho sempre fatto».
Mesi fa fece discutere tutta Italia il suo intervento sulla legittima difesa. Le arrivarono gli applausi di Salvini e della Lega, ma il Csm la mise sotto indagine disciplinare.
«In quell’occasione dissi semplicemente quello che mi sembrava giusto dire e tutti pensano. Per quanto riguarda il procedimento del Csm credo non si sia ancora concluso. Anzi. Lunedì prossimo ne ho un altro per aver parlato di “sindrome di Stoccolma” tra presunti corrotti e corruttori. Anche se sarò in aspettativa mi presenterò di fronte ai miei colleghi».
Cosa l’ha spinta ora provare il salto e tentare di entrare in Parlamento?
«La semplice riflessione che non si può stare per sempre seduti in poltrona a lamentarsi e basta. Penso di poter dare un contributo utile. Siamo in democrazia, vedremo cosa diranno i cittadini. Se non vorranno eleggermi, tornerò a lavorare in tribunale».
Le hanno già detto dove sarà candidato?
«Non è stata ancora affrontata la questione, ma certamente non a Treviso».
Giorgio Barbieri
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