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Antenna 3-Rete Veneta polo leader

La fusione crea il primo gruppo televisivo regionale per ascolti, ma manca il via libera del giudice

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TREVISO. Questo matrimonio s’ha da fare. La decisione spetta al giudice Caterina Passarelli, ma i lavoratori e il sindacato hanno già deciso da che parte stare: l’auspicio è che l’acquisizione di Antenna Tre da parte dell’editore di Rete Veneta vada in porto. Una fusione in chiave locale che salverebbe 35 lavoratori «e non lascerebbe comunque in braghe di tela gli altri, prevedendo incentivi all’esodo», dicono i rappresentanti del sindacato giornalisti.

Tocca al giudice, come detto, perché tecnicamente l’offerta presentata da Teleradio diffusione Bassano è - seppur di poco - inferiore alla base d’asta fissata dal tribunale di Treviso, ovvero 1,4 milioni di euro. Assieme all’editore Filippo Jannacopulos c’è anche Roberto Paladin, da una vita nel settore della raccolta pubblicitaria televisiva, rimasto nell’ombra alla vigilia. «Sì, abbiamo deciso di non uscire allo scoperto prima», dice Paladin, che aveva già tentato la strada dell’affitto di ramo d’azienda prima che l’emittente di Thomas Panto finisse al concordato, «sarò socio in Teleradio diffusione Bassano e lavorerò al rilancio di Antenna Tre». Si era parlato di un possibile ruolo alla direzione per il figlio Piergiorgio, conferma? «No, ci sono progetti precisi ma con altre persone, non è ancora il momento di parlarne. Ci potranno essere invece sinergie con l’attività di pubbliche relazioni che svolge mio figlio Piergiorgio, ma aspettiamo la decisione del giudice».

I tempi di attesa non saranno lunghi: probabilmente tre o quattro giorni. Nei progetti dell’editore Bassanese c’è una struttura societaria e amministrativa unica, con i marchi Antenna Tre e Rete Veneta comunque distinti. Una sorta di “modello Mediaset”.

Concentrare, ormai, è una necessità: il mercato delle televisioni locali - come quello dell’editoria in generale - ha sofferto particolarmente la crisi degli ultimi sette/otto anni. La drammatica crisi di Antenna Tre ne è il simbolo. Il calo dei contributi pubblici, il crollo della pubblicità, la flessione degli ascolti provocata dall’allargamento dell’offerta televisiva dovuta all’introduzione del digitale terrestre sono tutti fattori che hanno contribuito alle difficoltà. Negli ultimi quattro anni l’occupazione giornalistica è calata del trenta per cento circa. L’ultima fotografia utile è stata scattata a settembre 2015 dall’“Osservatorio nazionale delle imprese radiotelevisive private” di Confindustria. Il Veneto (con poco più di 88 milioni di euro) e la Lombardia sono le regioni leader, con volumi d’affari di gran lunga superiori al resto delle altre regioni. I ricavi delle emittenti venete sono tornati ai livelli del 2005 (86 milioni di euro), mentre nel 2010 avevano raggiunto la cifra di 108 milioni. Una flessione dovuta anche alla riduzione dei contributi dello Stato (erano 12 milioni circa nel 2011 per scendere a 7,8 milioni nel 2013) e al calo dei ricavi pubblicitari (68 milioni di euro nel 2013). Il matrimonio tra Antenna Tre e Rete Veneta creerebbe il primo polo regionale per audience, con circa 473 mila spettatori medi al giorno, superando Telenuovo che tra Padova e Belluno ne mette assieme 373 mila.

Fabio Poloni

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