Tre ragazze e un sogno: allevare mucche
Borso. Debora, Giulia e Laura, 17 e 21 anni: «Macchè commesse, facciamo le contadine e ci battiamo per il prezzo del latte»
di Alessia De Marchi
BORSO. Dal fienile, trasformato in cucina-salotto con vista sulla sottostante stalla, Debora e Giulia Ziliotto, 17 e 21 anni, e la stagista Laura Alberti, 17, dominano la vallata increspata dai primi rilievi del Grappa. Sedute al tavolone centrale, davanti a dolci, formaggio e una buona fetta di salame - alla faccia della dieta -, si raccontano come tutte le ragazze della loro età. Con una differenza: non chiacchierano di abiti, scarpe e trucchi - o perlomeno, non solo -, ma di mucche da latte, vitelli e manze.
[[(MediaPublishingQueue2014v1) "Noi facciamo le contadine"]]
Debora - «18 anni tra un paio di settimane», precisa con la concretezza di chi si sente già grande, senza presunzione - e la sorella Giulia, diploma di operatore sociosanitario ben speso nella casa di riposo di Crespano, lavorano da sempre nell’allevamento di papà Fernando, in via Appocastello 34. Ai loro “ordini” una sessantina di mucche. Con loro in questi giorni c’è l’amica Laura, che studia all’istituto agrario e sta facendo uno stage sul campo. O meglio in stalla. «Papà», raccontano Debora e Giulia, «prima faceva il muratore e gestiva una piccola stalla a casa. Poi ha deciso di dedicarsi totalmente all’allevamento, ha lasciato il mondo dell’edilizia e ha messo in piedi questa struttura con mamma Federica, che fa la casalinga, ma quando c’è da dare una mano non si tira certo indietro». Debora, un filo di trucco sugli occhi residuo del finesettimana a lavorare in pizzeria a Fietta in quanto l’occupazione nell’azienda di famiglia non è ancora un lavoro vero e proprio, è il maschiaccio del gruppo.
Noi, tre ragazze, lavoreremo in stalla

Decisa, determinata, sa che il suo futuro sarà nell’allevamento. Ha studiato in un istituto professionale di Pove del Grappa per diventare commessa. «Ho fatto un paio di stage nella grande distribuzione», confessa, «e ho capito che quello non è il mio lavoro». Preferisce la sveglia di buon mattino, la colazione e poi via a preparare il “carro” ovvero fieno e mangime per mucche e vitelli. Quindi la distribuzione del cibo agli animali, il pranzo e nel pomeriggio di nuovo nella stalla fino a sera. Tra un’occupazione e l’altra il tempo di dare una sbirciatina a Facebook o WhattsApp perchè, come la sorella e l’amica, è un’allevatrice 3.0. La sera, tutti a casa per la cena con mamma, papà e anche la piccola Emily, 8 anni, la cocca di famiglia. Poi arrivano i morosi: Samuele, giardiniere, fidanzato di Debora, e Leonardo, carrozziere che sta con Giulia.

Il lavoro nell’allevamento è duro: d’inverno si convive con il freddo e la pioggia; d’estate le incombenze aumentano, c’è il fieno da tagliare e raccogliere, la transumanza in montagna; in autunno si taglia la legna. «Non c’è tempo per annoiarsi», ammettono le sorelle, «Ma la fatica non ci spaventa. Vacanze? Sì, qualche giornata al mare, magari una settimana in montagna. Sarà qui il nostro futuro? Ce lo auguriamo». Lo spera anche papà Fernando, che ha visto il mare per la prima volta a 43 anni. E lui che si occupa della mungitura. È lui che qualche notte la passa in stalla ad assistere al parto di qualche mucca. «Le mie figlie?», chiede dietro al suo sorriso buono e ospitale, «Brave ragazze, ma non bisogna dirglielo troppo». E in paese come vedono delle ragazze che hanno deciso di fare le contadine? «Qualcuno», rispondono in coro, «ci guarda con sufficienza, dice che puzziamo di stalla, ma per i più siamo come tutte le altre nostre coetanee». Anche perché quando sono fuori dall’allevamento smettono gli abiti da lavoro e vestono come tutte le altre. «Un commesso di un ingrosso di prodotti per l’agricoltura», scherza Debora, «si è stupito che conoscessimo termini tecnici come brucia corna, non sospettava fossimo delle allevatrici». Loro sono consapevoli di impegnarsi in un settore non facile. «Il latte», dice Debora che sogna un trattore nuovo, «oggi costa 35 centesimi al litro, ma è destinato a calare. Così non si coprono nemmeno i costi di produzione». Debora e Giulia hanno partecipato a un paio di manifestazioni di Coldiretti contro le quote latte. «Se bisogna lottare, noi ci siamo», garantiscono con la freschezza dei vent’anni.
In stalla, assicurano, sono più brave le donne, «più veloci, più scaltre e concrete». Debora accarezza la sua Rossa, mentre Giulia dà un buffetto a Bella e Laura non perde tempo e ramazza il fieno vicino al box dei vitelli. Il lavoro incombe, ma dalla loro le tre aspiranti allevatrici hanno determinazione e grande volontà.
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