Violentata a 10 anni, lo scopre in terapia
Abusi da parte del vicino di casa cui la madre affidava i figli dopo scuola. L’uomo ha patteggiato un anno e otto mesi
di Serena Gasparoni
Il campanello d’allarme erano stati quegli attacchi di panico apparentemente senza motivo. Così forti e frequenti da covincere la mamma della ragazzina, che oggi ha 18 anni, a ricorrere all’aiuto di uno psicologo. Sedute su sedute per cercare di far emergere la ragione di quello stato d’ansia, fino a quando la causa è emersa, a molti anni di distanza, in tutta la sua gravità.
Abusi sessuali, perpetrati per anni da quel vicino di casa, considerato praticamente un nonno, a cui la madre della ragazzina era solita affidare i suoi figli mentre lei era a lavoro.
Il caso è arrivato davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Treviso, Umberto Donà: l’uomo, per il reato di violenza sessuale su minore, ha patteggiato un anno e otto mesi e beneficerà della condizionale. «Una vergogna», ha denunciato la madre.
Secondo la ricostruzione della Procura di Treviso i fatti sarebbero avvenuti tra il 2007 e il 2009, nella prima periferia di Treviso. All’epoca la ragazzina vittima delle attenzioni morbose del vicino di casa, 65 anni, aveva appena 10 anni. «Lo consideravamo un nonno», racconta la madre della ragazza che all’epoca aveva chiesto aiuto a quell’uomo che viveva con la moglie nella casa adiacente e considerava a tutti gli effetti un caro amico di famiglia. Dopo la separazione dal marito impossibile far combaciare per lei gli orari del lavoro con quelli dell’uscita da scuola dei figli. L’uomo si era offerto di aiutarla: i ragazzini pranzavano a casa sua, sulle tre poi la donna tornava a prenderli.
Proprio in quelle ore si sarebbero consumati gli abusi. La ragazza li ha ricostruiti per filo e per segno, prima con la psicologa poi in sede di incidente probatorio. Con particolari così dettagliati da convincere il sostituto procuratore a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti dell’uomo per violenza su minore.
Gli abusi sarebbero avvenuti durante quei tre anni, dopo scuola, quanto la ragazzina si trovava sul divano con l’uomo a guardare una sit com pomeridiana. Non si sarebbe trattato di rapporti completi ma di paleggiamenti, carezze troppo spinte, nei confronti della ragazzina che all’epoca aveva appena dieci anni. Fatti che la bambina, forse non comprendendoli appieno, non aveva mai trovato il coraggio di raccontare alla madre.
Quanto accaduto in quegli anni era emerso molto dopo, quando l’oramai diciottenne aveva iniziato a soffrire di frequentissimi attacchi di panico. Impossibile per il genitori capirne la ragione: la ragazzina, ottima studentessa con la testa sulle spalle non aveva apparentemente alcun motivo per soffrire. La causa del suo disagio era emersa durante le sedute con la psicologa. Una ricostruzione difficile e dolorosa, denunciata poi alle autorità che hanno deciso di procedere nei confronti dell’uomo.
L’altro giorno, davanti al giudice, si è tenuto il processo: l’uomo ha patteggiato un anno e otto mesi pena sospesa. La vittima è stata risarcita. Ma agli occhi della madre non è abbastanza. «È una vergogna, con una pena così irrisoria, come può un genitore darsi pace?».
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