Vince la protesta, riapre la chiesa di San Nicolò
A due settimane dal Natale il vescovo Gardin riporta le funzioni nella chiesa. Era stata chiusa suscitando la rivolta dei fedeli
Gino Zangrando
Dopo le proteste che hanno tenuto banco un mese e mezzo fa, riapre la chiesa di San Nicolò. La prima riapertura al culto avverrà il 15 dicembre, ad appena dieci giorni dalla celebrazion del Natale. La decisione è stata comunicata in questi giorni ai fedeli dal parroco don Flavio Gallina nel foglietto degli avvisi parrocchiali. Come si sapeva, la decisione era attesa dal vescovo di Treviso Gianfranco Agostino Gardin ed è stata comunicata al parroco per lettera dal vicario generale monsignor Adriano Cevolotto.
Don Gallina, interpellato, non vuole però commentare. «Il messaggio è stato dato alla comunità» risponde laconico. Più loquace è invece Luigina Angolin, la portavoce del comitato che chiedeva la riapertura, dopo aver appreso domenica la notizia da don Cleto Bedin, l’anziano ex prevosto di Montebelluna che ora fa da coadiutore a don Gallina. Chi come Luigina Angolin ha protestato con cartelli e firme contro la chiusura di San Nicolò, non vuol sentir parlare, però, di vittoria, pur non nascondendo la propria soddisfazione e sperando in una riapertura anche per la messa domenicale della sera. La chiesa riaprirà, infatti, per una messa a settimana il lunedì mattina, giorno di mercato, alle 8,30. Nei lunedì festivi, invece, le messe si terranno tutte nella sola chiesa parrocchiale.
«Dopo aver saputo ho abbracciato don Cleto e gli ho detto che se ci fa lì la messa della domenica sera andiamo a prenderlo in limousine» continua la parrocchiana. «Chiederò un incontro al consiglio pastorale per sanare le incomprensioni e spero che quanti hanno firmato con noi per salvare la chiesa, pur avendo perso l’abitudine di andare a messa riprendano a frequentare le funzioni» prosegue. «Stiamo pensando ad un comitato per aiutare la parrocchia a tenere aperta la chiesa» conclude Agnolin.
La Curia autorizza don Gallina a riaprire San Nicolò per le funzioni in giorni feriali o per eventuali celebrazioni speciali come da lui stesso richiesto per iscritto. Si legge infatti nella lettera di monsignor Cevolotto al parroco: «Questa soluzione permetterà anche a te di valutare in maniera più precisa la situazione pastorale che si sta creando e, insieme, favorirà il rasserenamento del clima di tensione che purtroppo in queste settimane si è creato». A fine settembre, poco prima di lasciare il suo incarico per raggiunti limiti d’età, l’allora parroco don Lino Nichele aveva deciso la chiusura della chiesa e la sua restituzione al Comune, che ne è il proprietario, a causa della diminuzione dei fedeli e dei sacerdoti, oltre che per i costi delle utenze. Questo aveva provocato la protesta di alcuni parrocchiani
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