Non era la famiglia perfetta Sisto alzava spesso le mani
Le testimonianze raccolte dai carabinieri raccontano un quadro diverso dai primi ritratti. Si indaga anche sulle ultime frequentazioni dell’uomo
di Marco Filippi
REFRONTOLO. Le tensioni in famiglia c’erano. E, qualche volta, sfociavano in percosse. Le testimonianze raccolte dai carabinieri del reparto operativo e della compagnia di Vittorio Veneto, in questi giorni, stanno delineando un quadro diverso da quello inizialmente prospettato di una famiglia tranquilla, praticamente perfetta. I militari dell’Arma hanno sentito diversi testimoni, pescati nella cerchia dei parenti, conoscenti e compaesani della famiglia di Sisto De Martin. E qualcuno ha confermato che all’interno della famiglia non mancavano i momenti di tensione.
Durante le liti più accese, Sisto alzava le mani sulla moglie filippina Teresa Raposon. L’affiatamento della coppia s’era affievolito al punto che Sisto non accompagnava nemmeno la moglie all’ospedale per le cure dopo un delicato trapianto di reni. La lasciava andare da sola in scooter a curarsi. Certo, non si trattavano di maltrattamenti pesanti. Ma l’armonia familiare nella coppia non mancava di essere spezzata da accesi litigi tra marito e moglie.
L’autopsia, disposta dalla procura della Repubblica sui cadaveri trovati all’interno della villetta di via Vittoria a Refrontolo, non servirà agli investigatori soltanto per confermare la dinamica della strage familiare, chiara fin dal primo momento, ma potrebbe anche aiutare a scavare di più sulle cause della strage.
Jocelin Raposon, la sorella di Teresa, parla di un marito geloso. Ma Sisto De Martin non era un tipo che dimostrava i suoi sentimenti. Era una persona chiusa ed introversa, che nel corso del tempo, ha tenuto dentro di sè emozioni e preoccupazioni. Un uomo che potrebbe aver maturato uno stato di depressione latente emerso all'improvviso con l’assassinio di moglie e figlio ed il suo suicidio.
Le letture stesse sulle quali si concentrava nei periodi di riposo non erano semplici romanzi ma biografie, come quella di Nietzsche il filosofo che non credeva in nulla, e che affermava: «Dio è morto».
I militari dell’Arma continuano a raccogliere testimonianze sulla famiglia De Martin. La loro attenzione è naturalmente concentrata sulla personalità e sulle frequentazioni del pensionato con un passato di gelatiere e camionista. Ma, oltre alle voci raccolte in paese, la difficoltà degli investigatori è anche quella di trovare persone disposte a raccontare la loro testimonianza e a firmare alla fine i verbali.
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