«Donati al Benin i banchi con le targhe dei morti»
Nervesa, è battaglia per la riapertura della chiesa di San Nicolò chiusa dalla Curia La portavoce Agnolin si appella al Pd e porta al vescovo le firme di 500 fedeli
di Gino Zangrando
NERVESA. «Quello del parroco è stato un delitto premeditato, adesso speriamo nel vescovo e nel Pd, oltre che nel sindaco». Luigina Baccini Agnolin attacca con queste parole l’ex parroco Don Lino Nichele, dopo la chiusura della chiesa di San Nicolò e l’invio alla cattedrale di Natitingou, in Benin, della maggior parte dei banchi. «Il vescovo africano è venuto a vedere i banchi almeno tre mesi fa, ma don Lino ha reso pubblica la decisione solo poco tempo fa» continua la “pasionaria” di San Nicolò davanti alla chiesa che, a nome dei fedeli, intende riconquistare ad ogni costo.
«I banchi sono stati donati da molte famiglie e vi sono le targhette ricordo» prosegue la signora che da anni apriva e chiudeva la chiesa di San Nicolò che si trova accanto alle scuole di Nervesa ed è di proprietà comunale perché costruita dopo la Grande guerra per ospitare i resti dei Caduti italiani prima della costruzione dell’Ossario.
All’indomani della plateale protesta, con tanto di strisce avvolte attorno alla chiesa e cartelli affissi in difesa dello spazio sacro, ieri c’era anche il sindaco Fabio Vettori che ha ribadito la propria disponibilità a lasciare la chiesa alla parrocchia, se il parroco ed il vescovo lo vorranno. La signora Agnolin ha rilanciato proponendo al primo cittadino una permuta con la sala parrocchiale, da usare come auditorium. Intanto i fedeli in protesta sperano ancora in un intervento del vescovo, mentre Agnolin, militante del Partito Democratico vuole coinvolgere nella battaglia anche il circolo di Nervesa. Tutto è cominciato a fine settembre quando l’allora parroco don Lino ha deciso di chiudere la chiesa e di restituirla al Comune, in accordo con il vescovo e il consiglio parrocchiale. I motivi? Principalmente economici, ma legati anche al calo di fedeli e di sacerdoti. Il gruppo di parrocchiani dei quali la Agnolin è portavoce, ha raccolto quasi 500 firme contro la chiusura dello spazio sacro. Al portone della chiesa l’altro giorno hanno affisso dei manifesti contro la chiusura, mentre le strisce di nylon con le quali alcuni ragazzi avevano impacchettato San Nicolò sono stati rimossi dal sindaco. Vettori ha anche provveduto a cambiare la serratura: le nuove chiavi saranno consegnate al neo parroco don Falvio Gallina, insediatosi appena domenica, quando sarà rientrato dopo un breve ricovero programmato. Il Comune è infatti custode dei banchi e degli altri beni che ancora si trovano all’interno della chiesa e che sono di proprietà parrocchiale.
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