Ci sono in giro, nel mondo, un sacco di posti di lavoro disponibili. Per ingegneri, soprattutto, meglio se esperti di software, o di dati, o di intelligenza artificiale e sicurezza informatica. Il primo problema è che non ce ne sono abbastanza. Il secondo è che quelli che ci sono sono soprattutto uomini. Questo vuol dire che se anche in poco tempo riuscissimo a formare più esperti in quelle materie - cosa che dovremo fare - avremmo allargato il divario enorme che c’è nel mondo del lavoro fra uomini e donne. Detto in una frase: le donne che lavorano sono di meno, meno retribuite e occupano posizioni meno importanti. E’ già così, ma potrebbe andare peggio. Infatti quando parliamo di questi posti di lavoro disponibili non parliamo soltanto di posti di lavoro, ma di posti di lavoro qualificati, molto ben retribuiti, con possibilità di carriera. I futuri ricchi e felici se mi passate l’espressione un po’ trita. Poi ci sono gli altri, come i fattorini che ci consegnano a casa pacchi di vario tipo, controllati a vista da un algoritmo, dove il limite con lo sfruttamento è spesso superato.
C’è bisogno, ce lo diciamo da tempo, che più giovani donne capiscano che anche la tecnologia può essere il loro mondo. Non c’è alcun motivo per cui non lo debba essere. C’è una storia di grandi donne nella tecnologia: poche, ma grandissime. E ieri è uscito un video che prova a raccontare come questa cosa sia vera anche oggi: lo ha fatto una organizzazione no profit benemerita, Girls Who Code, ragazze che programmano computer; si vedono una serie di donne, vestite a festa e molto femminili, con accanto le loro qualifiche di esperte tecnologiche. Questi video a volte ottengono l’effetto contrario e vengono criticati proprio dalle donne, ma restiamo al messaggio fondamentale. I migliori lavori del futuro, anzi del presente, hanno sempre più una componente tecnologica importante: se davvero ci interessa costruire un mondo migliore, non possiamo fare a meno delle donne.