Cercavo un favola, ho incontrato Alessio Lorusso. Stava a Houston, in Texas, dove da qualche anno ha aperto la seconda sede della sua startup. La terza è in Germania. La prima a Bari, dove è nato, 30 anni fa. Figlio di un meccanico, nell’officina del papà ci ha passato infanzia e adolescenza. Tutti i giorni. Lo aiutava e montare e smontare motori. A scuola frequentava un Istituto tecnico, ma non era un cima: era programmato per fare il meccanico, come una strada a senso unico. Ma un giorno di tredici anni fa su Internet legge che stanno arrivando le stampanti 3D. Sembrano uno strumento in grado di fare magìe: stampare oggetti. In una università inglese un professore ne ha costruita una e ha messo il progetto in rete affinché tutti potessero rifarla. Si chiama RepRap. Alessio Lorusso decide di investire 600 euro e ordina i pezzi: ci mette due anni a montarla, non perché fosse fesso, ma perché voleva capire esattamente come funzionasse, e come poteva funzionare meglio. Sì, ok, stampa oggetti con una tecnologia che sembra magica, ma sono oggetti imperfetti e fatti di un materiale poco utile. Nell’officina del papà gli viene in mente come fare una stampante 3D migliore. Una stampante in grado di produrre componenti per aerei o macchine di Formula 1: perfetti insomma.
Nel frattempo trova il modo di stampare oggetti a colori, partecipa a un bando pubblico, uno di quelli che dava soldi, pochi, a tutti. Ma a lui no: ci mette ore a spiegare alla commissione ministeriale come avrebbe potuto funzionare una stampante 3D a colori, ma quelli non lo capivano mica. Un anno dopo la brevetterà Apple. Ma Alessio Lorusso non molla. Nella sua cameretta di Bari fonda Roboze e inizia a costruire le prime stampanti evolute e a venderle. I finanziatori arrivano quando fattura ormai più di un milione di euro, cuor di leoni.
L’unico che lo capisce al volo è Federico Faggin, un gigante italiano da anni in Silicon Valley dove inventò il microprocessore: si incontrano ad un convegno su Olivetti e non si mollano più. Alessio Lorusso ora guida una azienda che è un gioiello: alcuni dicono che cambierà la produzione industriale nel mondo. Lui lo sa che la strada è lunga, irta di ostacoli, ma sa anche che noi abbiamo bisogno di favole come quella in cui il figlio di un meccanico è più forte dei no ottusi che hanno provato a fermarlo. Non perché non sappiamo già che esistono gli ottusi, ma per sperare che a volte il coraggio di un ragazzo di talento possa dimostrarsi più forte di tutto.