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La foto del sorriso che non ho mai fatto

La foto del sorriso che non ho mai fatto
2 minuti di lettura

Mamma dice di essersi commossa. Quasi piangeva, dice. Di gioia. Io non so. Quel bambino di un anno nel video sono io ma il sorriso che fa ad un certo punto io non l’ho mai fatto. Mamma dice che i miei sorrisi erano proprio così. L’intelligenza artificiale in qualche modo deve averlo saputo. E’ bastato mettere una vecchia foto in bianco e nero su un sito, è bastato trascinarla dallo schermo del pc al sito deep nostalgia e in pochi secondi quella foto è diventata un video: ha preso vita, dicono tutti quelli che hanno fatto la stessa cosa. 

Da qualche giorno la rete è piena di questi video: non solo nonni o bisnonni che improvvisamente sbattono gli occhi e oscillano il capo e sorridono, proprio come sorrido io direbbe mamma, ma anche personaggi storici: Einstein e Lincoln, e poi Beethoven e Mozart animati a partire da ritratti, così come Leonardo da Vinci e Dante; e statue romane: Nerone sorride proprio come me, questo a mamma forse non lo dirò. Divertente, dicono alcuni; inquietante, per altri. Io sono basito dalla velocità con cui questa tecnologia sta prendendo piede. 

Tre anni fa solo una persona al mondo sapeva davvero costruire deepfake, come si chiamano questi artefatti: una persona al mondo. Allora fece scalpore il video di una modella e attrice il cui viso era stato aggiunto al corpo di una pornostar al lavoro. Il porno è stata la prima affollatissima frontiera dei deep fake, una violenza alle donne contro la quale non ci siamo indignati abbastanza; nel frattempo infatti i deep fake invece di essere arginati sono diventati sempre più facili da realizzare: Nel 2018 al quotidiano britannico The Guardian ci vollero settimane per realizzare una clip in cui la premier Theresa May parlava come Margaret Thatcher: ora ci vogliono secondi. Nei mesi passati abbiamo visto video di Obama che dice cose che Obama non ha mai detto, e Mark Zuckerberg fare discorsi che non ha mai fatto, mentre su Tik Tok impazza un profilo che costruisce video finti con Tom Cruise che Tom Cruise non ha mai girato. 

La cosa non riguarda solo i personaggi famosi, ma anche quelli che non esistono proprio: mesi fa un giovane ricercatore inglese ha fatto discutere per un paio di articoli antisemiti pubblicati da alcuni quotidiani, ma poi si è scoperto che il ricercatore inglese non esiste, la sua immagine era stata realizzata come un deep fake. E poi ci sono le voci: un’altra startup, israeliana come quella che ha realizzato Deep Nostalgia, ha appena annunciato di aver realizzato un software in grado di riprodurre il modo di parlare di chiunque in tutte le lingue del mondo o quasi: ci pensate a De Niro o Dustin Hoffman che parlano italiano? Non che accennano due parole storpiate per prendersi l'applauso del pubblico: no, con Deep Dub potrebbero parlare italiano, o un’altra lingua, proprio come se fosse la loro lingua madre. 

Insomma qui stiamo andando a grande velocità: verso una terra in cui non solo salta il confine fra il vero e il falso ma anche quello fra la vita e la morte: qualche mese fa il marito di una Kardashian per la sua festa di compleanno ha fatto tornare in vita il padre sotto forma di un ologramma: il defunto si muoveva e parlava come se fosse lì e se non fosse per il fatto che a un certo punto lui gli ha fatto dire che lei aveva sposato l’uomo migliore del mondo, avresti pensato che era davvero lì. 

Qualche giorno fa il papa su Twitter ha ricordato il primo anniversario della firma del “patto di Roma” con cui alcune grande aziende tecnologiche si sono impegnate a sviluppare una intelligenza artificiale al servizio dell’umanità: credo che quella firma non basti.