Il 2023 dello spazio italiano è un anno di molte partenze, alcune fisiche, altre reali, verso obiettivi, a medio o lungo termine. Secondo il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia, sarà decisivo per il posizionamento dell’Italia a livello internazionale, nel programma Artemis della Nasa che ci riporterà sulla Luna. Tra gli highlights ci sono le missioni verso lo spazio profondo e faranno scienza dell’Universo, osservazione della Terra, il primo smallsat italiano in partenza verso la fine dell’anno e un’altra costellazione italiana di satelliti, Iride, che prende forma. Si impongono nuove sfide tecnologiche da finanziare già da ora, per gli anni futuri con l’utilizzo dei fondi Pnrr e dei fondi nazionali per spazio, per un totale di 2,3 miliardi di euro: “Per la prima volta da parecchi anni il budget nazionale supera di parecchio il contributo Esa, che pure è salito molto” ha sottolineato Saccoccia durante l’incontro con la stampa. Una parte, circa 800 milioni, sarà gestito direttamente dall’Esa.
Si lavorerà anche per costruire un veicolo per scendere sulla Luna e realizzare una costellazione di comunicazione e posizionamento per l’esplorazione del nostro satellite, con altre nazioni, anche extra europee, mettendo in risalto così il ruolo della “space diplomacy”. Si ricomincerà a lavorare anche a Exomars, missione “rivitalizzata” durante la Ministeriale del 2022 e a nuove soluzioni, anche di business, per fare manutenzione e operazioni sui satelliti in orbita (in orbit servicing). Con una riflessione sulla mancanza, ancora, di una legge complessiva sulle attività spaziali.
A bordo di Juice, verso Giove e le sue lune
Si parte per Giove dunque, nei primi mesi dell’anno, a bordo di Juice, missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Il decollo è previsto ad aprile in testa a un razzo Ariane 5 dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana francese. Juice è la grande e attesissima missione interplanetaria europea, destinata a esplorare i satelliti “medicei” di Giove, in particolare Europa, Ganimede e Callisto, scoperti da Galileo nel 1610. Sono quattro lune ghiacciate alcune delle quali potrebbero nascondere, sotto la superficie, ambienti in grado forse di ospitare la vita in qualche forma negli oceani ghiacciati sotto la superficie.
Decollerà nel 2023 per arrivare dalle parti di Giove otto anni dopo, nel 2031. Una volta a destinazione comincerà a studiare le lune con 11 strumenti. Il ruolo italiano riguarda in particolare tre di questi. Thales Alenia space si è occupata di Rime, il radar costruito negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, sviluppato per indagare sotto la superficie fino a 9 chilometri, alla ricerca di prove della presenza di oceani sotterranei; la camera multispettrale ad alta risoluzione Janus è stata realizzata da Leonardo negli stabilimenti di Campi Bisenzio mentre l’esperimento di radio-scienza 3GM è stato sviluppato da Thales Alenia Space a Milano. Ancora Leonardo, inoltre, ha prodotto i giganteschi pannelli solari, 94 metri quadrati di superficie, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria, che dovranno alimentare la sonda a oltre 700 milioni di chilometri dal Sole, cinque volte la distanza della Terra dalla nostra stella.
Euclid, il lato “oscuro” del Cosmo
Nell’ultimo quadrimestre del 2023 decollerà un’altra missione di grande scienza. Euclid, telescopio spaziale che osserverà il cielo extragalattico per scattare immagini di altissima accuratezza e misurare gli spettri di milioni di galassie. Lo scopo è migliorare le conoscenze su come si “muove” l’Universo per capire di più sulle due forze che agiscono sulla realtà visibile ma che restano così sfuggenti: materia ed energia oscura. L’Italia ha la responsabilità del coordinamento generale del segmento di terra, “la parte di raccolta e primo processamento dei dati prima che siano distribuiti alla comunità scientifica” ha sottolineato il presidente Asi. L'Italia ha, inoltre, la responsabilità della progettazione e dello sviluppo di diversi sottosistemi elettronici di controllo e acquisizione dei dati, realizzati dall’industria nazionale. Il software di bordo dei due strumenti è invece sviluppato da ricercatori dell'Inaf.
Sulla Luna e tutto attorno
Anche se non si volerà certo quest’anno per toccare la Luna, il programma Artemis è qualcosa che resta sullo sfondo di tutte le attività spaziali da qui alla fine del decennio. Saccoccia ha ricordato come l’Italia punti alla leadership di due importanti segmenti di quest’avventura. La progettazione di un lander lunare, Argonaut, “per dare all’Europa la capacità di allunare in maniera autonoma”, senza quindi dipendere da mezzi americani. Una strada imboccata dalla Conferenza ministeriale di Parigi, a novembre 2022, ma i cui ruoli (in particolare come leadership, a livello di Paese e di industrie) non sono ancora definiti.
L’Italia mira a una leadership “anche nel progetto Moonlight, il cui obiettivo è portare la capacità di fare comunicazione e navigazione dall’orbita terrestre a quella lunare” ha osservato il presidente dell’Asi. Si tratta di una costellazione per assicurare le comunicazioni e la navigazione sul suolo della Luna ai robot e agli astronauti che andranno in esplorazione nei prossimi anni. “La Nasa ha chiesto all’Europa di avere un ruolo importante, l’Italia ha una leadership e ha spinto assieme al Regno Unito per questo programma. Ci sono due consorzi, uno a guida italiana (capofila Telespazio, società di Leonardo e Thales ndr) e uno a guida inglese. Sono in corso colloqui con Esa e Regno Unito per partire al meglio” ha detto Saccoccia.
Un aspetto che il presidente ha tenuto a sottolineare è quello dei rapporti bilaterali con la Nasa, paralleli alla partecipazione al programma Artemis attraverso l’Esa, con l’accordo firmato per un contributo all’architettura lunare che hanno assicurato all’Italia un posto a un proprio astronauta della classe 2009 (quindi Samantha Cristoforetti o Luca Parmitano) per una missione a bordo della stazione spaziale lunare. E la “space diplomacy” con un ruolo, quello dell’Italia, di “aggregatore nel programma Artemis, oltre a contribuire con progetti e oggetti” cercando di attivare “iniziative a due con altre nazioni. Un esempio è il Giappone” dove “nel 2025 ci sarà l'Expo e faremo partire un dialogo con Agenzia spaziale giapponese. E abbiamo già un paio di altri Paesi candidati per iniziative congiunte”.
Platino, Iride e i servizi in orbita. Ma “manca una legge”
L’Italia tenterà di consolidare la propria posizione di grande prestigio in orbita bassa terrestre, dove il traffico comincia a essere parecchio. Il 2023 sarà l’anno del debutto del primo satellite della piattaforma italiana Platino: smallsat, minisatelliti costruiti partendo da un paradigma “standard”, con un peso che oscilla tra i 150 e i 350 chilogrammi, pensata per poter ospitare strumenti diversi a seconda delle esigenze delle missioni. La partenza di Platino 1 sarà però condizionata dalla disponibilità del lanciatore, per i comprensibili ritardi che subirà Vega C dopo il fallimento del lancio di novembre. Ci sono ancora però delle questioni da risolvere e riguardano la legislazione. L’Italia, come molti altri Paesi, non possiede una legge sullo spazio e questo, nel 2023, è un “buco” al quale bisogna rimediare. Un tema sul quale si è iniziato a discutere a dicembre, durante la conferenza organizzata da Fondazione Leonardo, in occasione della Giornata Nazionale dello Spazio 2022: "Nel 2023 mi piacerebbe approfondire un dialogo con il governo per capire se c'è la volontà e la capacità verso la creazione d una legge complessiva sulle attività spaziali" ha detto Saccoccia.
Contratti Pnrr da chiudere
Nell’agenda dell’Agenzia spaziale italiana, alla voce Pnrr, ci sono tanti contratti da firmare che riguardano diversi settori, ma l’orbita bassa è tra quelli che, ormai storicamente, interessano di più per il futuro anche in ottica New space economy. Iride innanzi tutto, è la costellazione di osservazione della Terra la cui gestione (fondi del Pnrr) è però stata affidata all’Esa (e che andrà ultimata entro il 2026), assieme allo sviluppo di nuove tecnologie di propulsione per l’evoluzione dei lanciatori. Tutti contratti da firmare entro i primi mesi dell’anno.
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L’elenco è lungo, e parte con i fondi investiti per progettare satelliti “di servizio”: carri attrezzi spaziali per le operazioni di in orbit servicing: “Nel primo trimestre del 2023 dovranno essere contrattualizzate diverse attività previste dal Pnrr per lo spazio - ha evidenziato il presidente Asi - da lato gestione Asi ci sono diverse tipologie, una è quella dell’in orbit servicing: dal Pnrr abbiamo 350 milioni di attività, un budget superiore di quanto ha investito la stessa Esa, un settore nel quale sta investendo anche la Francia. E arriveremo anche a un dimostratore. C’è lo sviluppo di telescopi per la detezione di oggetti possibili minacce di caduta, fabbriche smart dedicate alla produzione di futuri satelliti e costellazioni, per investire anche sulla capacità produttiva e tutta la parte legata all’evoluzione delle infrastrutture di terra di Matera, legata all’osservazione della Terra e ai servizi. Una parte investita con Cassa depositi e prestiti per favorire iniziative di nuovi operatori e startup per servizi di osservazione della Terra”.