Avatar 2: La Via dell'Acqua (qui la nostra recensione senza spoiler) è davvero una macchina del tempo perché ci ricorda la prima, entusiasmante esperienza 3D al cinema, degna di essere stata vissuta nel 2009, e perché ci svela il potenziale del cosiddetto high frame rate (in sigla, HFR). In italiano suonerebbe come Fotogramma ad alta frequenza, ma la maniera più semplice per comprendere di cosa si tratta è di richiamare alla memoria i libri sfogliabili, quelli in cui le pagine illustrate si animavano facendo scorrere il bordo tra i polpastrelli. Trasmettevano il senso di movimento ma in modalità poco fluida perché, stabilita un'unità di tempo, le pagine, che potremmo considerare singoli fotogrammi, erano poche. Aumentandole, tutto sarebbe apparso più naturale e morbido. E così avviene quando si aumenta il framerate.
Lo standard diffuso in ambito cinematografico è di 24 frame per secondo (in sigla, FPS), quindi 24 fotogrammi in un solo secondo. Risale agli albori del cinema, cioè ormai a 100 anni fa, e in fondo è rimasto tale perché è considerato un adeguato compromesso tra i costi e la resa qualitativa. Poi però la televisione ha alterato un po' questo parametro e infatti negli USA le trasmissioni viaggiano a 30 frame per secondo e in Europa a 25. Si tratta di una manipolazione digitale ma non incide moltissimo sulla fruizione.
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Quattro versioni dello stesso film
James Cameron, regista e sceneggiatore della saga di Avatar, ha deciso però di alzare l'asticella è proporre 48 fotogrammi al secondo (appunto un frame rate elevato, high) per regalare un'esperienza in sala molto più vivida, coinvolgente e immersiva. In realtà è anche un modo per ridurre il cosiddetto effetto motion blur nel 3D, ovvero la spiacevole sfocatura che si manifesta con le immagini tridimensionali in movimento. Attenzione, però, perché Cameron ha sfornato più versioni del film: c'è quella per i cinema Imax, poi 3D a 24 o 48 FPS (dipende dalla sala) e infine 2D. Il nostro consiglio è di puntare al 3D a 48 FPS, giusto per provare una nuova esperienza. E magari poi criticarla.
"Non lo vedo come un formato. Non è un formato come il 70mm. È uno strumento, uno strumento autoriale. Penso che l'abbiamo capito. E penso che abbiamo trovato un equilibrio - ha dichiarato Cameron a Yahoo UK - L'unica cosa che dirò in modo abbastanza definitivo è che 48 fotogrammi non avvantaggiano molto un film in 2D, anzi quasi affatto. Si tratta davvero di creare un'esperienza migliore in 3D".
L'HFR non è una novità in assoluto nel cinema, perché avevano fatto lo stesso il regista Peter Jackson per la trilogia dello Hobbit, Ang Lee per Gemini Man e Billy Lynn, un giorno da eroe, però è la prima volta che l'impiego è selettivo. Cameron ha girato tutto a 48 FPS, ma nelle scene statiche e durante i dialoghi ha raddoppiato gli stessi identici fotogrammi, ottenendo un effetto che l'occhio umano percepisce come 24 FPS, come spiegato bene su Engadget.
Insomma, solo durante l'azione più dinamica si ha la fluidità di cui si ha bisogno per percepire costantemente ogni dettaglio nella sua massima brillantezza. Mentre negli altri momenti non si patiscono i potenziali effetti collaterali dell'alta frequenza, come la sensazione di assistere a una conversazione languida da telenovela sudamericana.
Come provare l’HFR a casa (quasi)
Alcuni televisori hanno una funzione che ricorda questa percezione liquida: si chiama motion smoothing o video interpolation e serve per rendere più fluide le azioni, ma in occasione dell’uscita di Mission: Impossible Fallout, nel 2018, persino Tom Cruise ne sconsigliò l'impiego, sottolineando che si rischiava di perdere l'effetto cinematografico.
Fra i cinefili monta il dibattito sul risultato raggiunto da Cameron, che qualcuno definisce iper-realistico e molto vicino alle esperienze che si possono vivere nei videogiochi. Ma non c'è bisogno di scomodare console o computer per provarle, basta digitare su YouTube termini come 48 FPS o 60 FPS per vedere i video che sono caratterizzati da questo effetto. E poi anche gli smartphone ormai sono in grado di riprendere l’altissima risoluzione 4K a 60 FPS.
I detrattori più integralisti parlano esplicitamente di un effetto soap opera e in effetti la resa cinematografica HFR è un po' straniante. Forse è semplicemente una grammatica estetica diversa per intercettare nuovi palati e sensibilità. L'unica certezza è che i vecchi film in bianco e nero invecchiano benissimo, gli altri chissà.