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Chi è davvero Elon Musk? Un reporter del Wsj si è avvicinato alla risposta

Chi è davvero Elon Musk? Un reporter del Wsj si è avvicinato alla risposta
Tim Higgins, autore del libro "La scommessa del secolo", ci aiuta a capire ancora meglio la figura di Elon Musk raccontando i retroscena e i dettagli della nascita di Tesla, un'azienda che oggi vale circa 1000 miliardi di dollari
5 minuti di lettura

Nell'estate del 2019, quando era ancora lontano dall’essere l’uomo più ricco del pianeta, Elon Musk si stava preparando a volare in Asia per firmare un accordo di straordinaria importanza: Tesla avrebbe aperto il suo primo stabilimento in Cina. Ma la testa dell'imprenditore era altrove.

In Thailandia dodici ragazzi erano rimasti intrappolati in una caverna allagata. Alla corsa contro il tempo per salvarli, stava partecipando anche Musk: progettando un mini sottomarino per trasportare i ragazzi, inviando ingegneri di SpaceX in Thailandia e raggiungendo personalmente il luogo in cui si stavano svolgendo le operazioni. "Quella di Musk è stata una mossa pubblicitaria" dirà il subacqueo Vernon Unsworth, alla CNN, dopo aver salvato tutti e dodici i ragazzi senza usare la tecnologia di Musk.

Tre anni dopo, ed Elon Musk sta ancora cercando di salvare qualcuno. Le buone intenzioni, al solito, si mescolano allo show su Twitter. Musk ha offerto la connessione internet Starlink agli ucraini rimasti senza rete, poi ha sfidato a un surreale corpo a corpo Putin, infine ha bisticciato con il leader ceceno Razman Kadyrov. Tutto su Twitter, ovviamente.


“Twitter è il parco giochi di Musk” afferma Tim Higgins, reporter del Wall Street Journal che ha scritto “La scommessa del secolo”, un libro dedicato a Elon Musk e alla nascita di Tesla pubblicato in Italia da Mondadori. “E, sempre su Twitter, Musk  ha costruito un esercito di sostenitori e fan che aiutano a promuovere Tesla e le sue altre società - aggiunge Higgins -. Ha avuto a lungo modo di emergere, sui social media, quando si è presentata una problematica importante, come emergenze di alto profilo, e di aggrapparsi a queste attraverso l'offerta di un aiuto o di un’opinione. Alimenta quel personaggio di Iron Man che gli piace così tanto. Nel caso del salvataggio nella grotta thailandese, le sue offerte di aiuto non hanno fatto molta differenza, anzi hanno solo distratto”.
Un dettaglio della copertina de "La scommessa del secolo" di Tim Higgins (Mondadori)
Un dettaglio della copertina de "La scommessa del secolo" di Tim Higgins (Mondadori) 

Il libro di Higgins si concentra sulla storia di Tesla, di cui Elon Musk è considerato erroneamente il fondatore. Le 480 pagine scritte dal cronista del Wsj ricostruiscono in modo dettagliato un’impresa impossibile: costruire da zero una supercar sportiva totalmente elettrica e, con questa, avviare una nuova casa automobilistica. "Una cosa è creare un social network quando tutto quello che esiste già è MySpace - spiega Higgins nel suo libro - Tutt’altra è prendere di mira alcune delle maggiori aziende al mondo e sfidarle sul loro stesso terreno, con qualcosa che hanno imparato a fare - spesso a prezzo di grandi sofferenze - in oltre un secolo".

Dietro questa scommessa, c’era un uomo che con il mondo dell’auto - prima di stringere le redini di Tesla - aveva avuto a che fare solo come cliente. Come quando, con parte dei soldi ricavati dalla vendita della sua prima startup, Zip2, Elon aveva comprato una supercar McLaren dal valore di un milione di dollari. Era il 1999, la CNN aveva ripreso la scena della consegna per un servizio sulle ricchezze che si stavano spostando nella Silicon Valley. Erano i giorni in cui Musk sognava di finire sulla copertina di Rolling Stone, non sapendo che dodici anni dopo avrebbe conquistato una cover ancora più prestigiosa: quella per la “persona dell’anno” del settimanale Time.

All’inizio del suo libro, Higgins parte da un quesito ben preciso. Una domanda che si fa spesso anche chi segue le gesta di Musk su Twitter, sui notiziari o sui principali siti d’informazione: “Elon Musk è un cane sciolto, un antieroe, un ciarlatano, o tutte e tre le cose insieme?”. “Molti vogliono che le cose siano in bianco e nero, ma con Musk non può funzionare - ci dice Higgins, a cui abbiamo chiesto che idea si sia fatta sull’imprenditore - Musk può essere sia l'eroe che il cattivo, a seconda del giorno e del problema”.

Di certo, i panni del supereroe a Musk non dispiacciono. Ha fatto di tutto per entrare in Iron Man 2, con un piccolo cameo, per la felicità dei fan che lo ritengono un novello Tony Stark, imprenditore eccentrico e geniale. Ma al tempo stesso Musk si è rifiutato di pagare per mostrare le sue auto nel film. Cosa che invece aveva fatto Audi e che aveva fortemente indispettito Elon: “Noi la faremo a pezzi, Audi” avrebbe detto il ceo di Tesla, una frase che Higgins riporta nel suo libro.

“Tesla, senza Musk, non esisterebbe - ci ha detto il reporter del Wsj - Ha una visione unica di ciò che i consumatori desiderano e si diverte con le sfide ingegneristiche più complicate. Ma la cosa più importante che ha fatto è stata vendere l'azienda e la sua visione. Ai clienti, ovviamente, ma - è ancora più importante - agli investitori. Tesla inizialmente era una macchina per mangiare denaro contante: aveva bisogno di un pasto continuo di denaro per rimanere in vita. Musk è stato in grado di ottenere quei soldi vendendo la sua visione più e più volte”.

Una visione, quella di Elon Musk, caratterizzata da notevoli ritardi nella produzione e nella consegna delle vetture annunciate. Si pensi a quella, più volte rimandata, del futuristico pickup chiamato Cybertruck. Eppure Musk è riuscito ogni volta a ottenere il massimo. Dagli investitori, come abbiamo detto, ma anche dai suoi dipendenti, che riusciva a motivare nonostante fossero logorati dal ritmi altissimi del lavoro in Tesla: “C’era chi divorziava, chi si licenziava e andava via - scrive Higgins - un sacco di sconvolgimenti familiari”.

“Un giorno [Musk] riunì i dipendenti intorno a una torta - si legge ne “La scommessa del secolo” -  e disse loro che dovevano continuare a spingere, dovevano far uscire la Model S, e poi sarebbe venuta la nuova generazione. Quella avrebbe potuto rendere davvero popolare il brand. “So di aver chiesto tantissimo a tutti voi, e che avete lavorato duro” esordì. “Mi piacerebbe potervi dire che non dovremo lavorare più di così, ma invece sì: in futuro dovremo farlo. Se non lo facciamo falliremo, e precipiteremo come una meteora. Ma se lo facciamo, quest’azienda potrebbe arrivare a valere anche 200, 250 dollari ad azione”. In molti tra i presenti avevano scrollato le spalle e avevano pensato che il loro capo fosse un folle. Non potevano immaginare che molti anni più tardi il prezzo sarebbe stato di gran lunga superiore: 905 dollari ad azione, dice l’indice Nasdaq alle 16:00 del 18 marzo 2022.

Al rapporto di Musk con i dipendenti è legata anche la storia che Higgins ama di più, del suo libro, quella che caratterizza lo spirito dell’imprenditore nonché la sua spavalda irrazionalità. “Alla fine del 2017, mentre il team stava lottando per aumentare la produzione di batterie nella sua fabbrica fuori Reno, Musk stava spronando tutti duramente - ci ha raccontato Higgins -. Un sacco di urla e cose del genere. L’azienda era in una brutta situazione e lui lo sentiva. Ma poi si è reso conto di essere stato troppo duro. Per cercare di tirare su il morale, allora, ha organizzato una festa in cima alla fabbrica, con un falò e s'more [tipico dolce americano, ndr]. Sembrava una cosa carina. Ma era anche un esempio dell’agire senza pensare alle conseguenze: un falò sul tetto di una fabbrica di batterie, piena di materiali altamente infiammabili!”.

Con Tesla che oggi vale mille miliardi di dollari, e Musk che è diventato da tempo l’uomo più ricco del mondo, viene da pensare che quest’uomo nato in Sudafrica, che ha da poco compiuto 50 anni, abbia vinto la sua scommessa. Se ci è riuscito, per Higgins, è perché il suo lato oscuro non ha avuto la meglio: “Elon Musk può essere il peggior nemico di se stesso - ci ha detto il giornalista -. Creare un'azienda automobilistica è già abbastanza difficile, ma molti dei problemi che hanno quasi portato Tesla alla bancarotta nel 2018 sono stati causati proprio da Musk. Molte delle decisioni che lo hanno messo nei guai sono state prese per eccesso di ego e spavalderia. Eppure  la sua sicurezza e la sua spavalderia hanno anche aiutato Tesla ad arrivare dov'è oggi. Altri potevano adottare misure meno audaci o essere stati più cauti. Non Musk, che ha un'enorme tolleranza al rischio e scommette in grande”.

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