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L'italiano a capo della protezione planetaria: "Suonando il violino mi preparo a ricevere possibili forme di vita da Marte"

L'italiano a capo della protezione planetaria: "Suonando il violino mi preparo a ricevere possibili forme di vita da Marte"
Il 36enne Giuseppe Cataldo è da poco stato nominato alla guida di un programma di protezione planetaria della Nasa: ecco in che cosa consiste il suo lavoro
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C'è un italiano che suonando il violino si prepara a proteggere il nostro Pianeta dall'arrivo di possibili forme di vita aliene. Giuseppe Cataldo, 36 anni, pugliese, è da poco stato nominato - dopo aver realizzato i modelli matematici necessari per il funzionamento del telescopio Webb - alla guida di un programma di protezione planetaria della Nasa.

La sua qualifica è Head of backward planetary protection of the Mars Sample Return -Capture, Containment & Return System (Ccrs), che in sostanza, racconta al telefono da Washington, significa che "dovrò proteggere il nostro Pianeta da eventuali forme di vita che potremmo riportare sulla Terra da Marte".

Giuseppe Cataldo, 36  anni, pugliese, è alla guida  di un programma di protezione planetaria della Nasa
Giuseppe Cataldo, 36  anni, pugliese, è alla guida  di un programma di protezione planetaria della Nasa 

Un ruolo delicatissimo: guiderà il team che progetterà i sistemi per tenerci al sicuro da eventuali organismi sconosciuti raccolti sul Pianeta Rosso e riportati sulla Terra. Quando lo contattiamo, dopo un po' di musica con il suo amato violino, ha appena finito di festeggiare l'arrivo del telescopio James Webb a 1,5 milioni di chilometri da qui, ma l'ingegnere aerospaziale di Lizzano ha già la testa su Marte.

Cosa fa il capo di un programma Nasa di protezione planetaria?
"La nomina è stata ufficializzata da poco e come qualifica sono Direttore della Protezione planetaria Inverse per una missione specifica legata a Marte. In parole semplici mi occupo di proteggere il nostro Pianeta da eventuali forme di vita provenienti da Marte. Quella sul Pianeta Rosso è una campagna lunga più di dieci anni e si sviluppa su più fasi e più missioni. Il compito del mio team è relativo all'ingegneria, ai modelli e a progettare la sicurezza necessaria per conservare e proteggere i campioni raccolti su Marte, che potrebbero contenere eventuali forme biologiche".

Attualmente il rover Perseverance sta raccogliendo rocce, terreno e materiale, accumulandolo sulla superficie di Marte. Poi cosa accadrà?
"Il rover cerca e preleva materiale anche in zone dove in passato potrebbe esserci stata l'acqua e la vita (come il cratere Jezero, ndr). Noi pensiamo che Marte possa aver ospitato la vita, quindi come Nasa ci siamo posti una domanda: quando porteremo questi campioni sulla Terra come potremo essere sicuri che non ci siano forme di vita aliene, per esempio forme biologiche presenti nei frammenti di roccia e terreno, che potrebbero poi contaminare il nostro Pianeta? E se ci sono, come possiamo proteggerci? Finché non saranno analizzati, non possiamo sapere cosa c'è esattamente lassù. Quindi servono misure di sicurezza planetaria, che sono quelle che stiamo progettando con la missione CCRS".

Come ci si tutela da una possibile contaminazione aliena?
"Stiamo cercando di pensare a delle capsule e un certo numero di contenitori concentrici per trasportare questi campioni in modo che non si rompano né durante il rientro atmosferico né quando impatteranno con il suolo. I campioni dovranno essere ben isolati, in modo tale che non rilascino particelle nella biosferea sia in rientro che in atterraggio. Per quanto previsto finora, nella parte esteriore verranno sterilizzati in orbita e poi il tutto verrà messo nella capsula che rientrerà sulla Terra. Dobbiamo assicurarci di tutto questo prima che vengano successivamente portati in un laboratorio di massima sicurezza che sarà costruito in futuro apposta per analizzarli".

Quando arriveranno sulla Terra i campioni?
"Ora è presto per dirlo, e molti passaggi non avverranno prima del 2026. Dopo la raccolta su Marte, un'altra spedizione con lander e rover preleverà i contenitori e successivamente un piccolo razzo li invierà in orbita intorno a Marte. Poi, in un momento che rientra nelle fasi della mia missione e in collaborazione con l'Esa (Agenzia spaziale Europea), dovremo catturare i campioni in orbita per riportarli sulla Terra, nel laboratorio specializzato previsto negli Usa. Per noi sarà fondamentale realizzare contenitori con sistemi che non permettano la contaminazione, ma è una sfida con molte incognite".

Ci sono dei rischi reali per il nostro Pianeta?
"La Terra sta già correndo i suoi rischi con le crisi che deve affrontare ogni giorno. Quella su Marte è una missione per avere ancora più informazioni sulla vita, sull'universo, i pianeti. Come diceva un mio direttore della Nasa dobbiamo sempre ricordarci che il Pianeta più importante però è la Terra, dove ci siamo noi e la vita, ed è quello che dobbiamo proteggere. Per farlo dobbiamo studiare ciò che c'è lassù e che c'è quaggiù".

Dalla Puglia alla Nasa, dal telescopio Webb alla protezione planetaria. Come si prepara a queste sfide continue?
"Concetrandomi sul mio lavoro che mi piace ed è esaltante. Chissà, forse in futuro tornerò in Italia, ma per ora c'è questo importante compito da svolgere. Come mi preparo? Mi aiuta suonare il violino, leggere, correre nei boschi americani, stare con mia moglie e gli amici".

Quali sono i suoi alleati musicali in questa delicata missione?
"Mozart, Vivaldi, Paganini, Prokofiev e Bach aiutano. Ma a dare più sostegno è il continuo sviluppo della scienza e delle tecnologie. Sono convinto, a partire da quella favolosa macchina del tempo che è il telescopio Webb che ci aiuterà a tornare indietro e capire i segreti dell'universo, che presto avremo una scoperta dietro l'altra. E poi forse, ed è qui che entriamo in gioco noi, riusciremo a scoprire se davvero su Marte c'è vita e di quali forme si tratta. Per questo però dovremmo farci trovare pronti, sicuri e ben protetti”.