Neil Young si è accorto che Spotify ospita un podcast chiamato "The Joe Rogan Experience". E la cosa non gli è piaciuta per niente. Lo show, che si può definire controverso per il largo spazio riservato a voci no vax e a teorie complottiste sui vaccini, ha indignato il cantautore: "Possono avere Rogan o Young, non entrambi" ha scritto il musicista, minacciando Spotify di rimuovere le sue canzoni, in una lettera pubblicata sul suo sito ufficiale.
E Spotify, due giorni dopo la pubblicazione della lettera del musicista, ha iniziato il processo di rimozione della discografia di Young. Lo ha comunicato un portavoce di Spotify a The Hollywood Reporter.
"Vogliamo che tutti i contenuti musicali e audio del mondo siano disponibili per gli utenti di Spotify - ha affermato il portavoce dell'azienda -. Da ciò deriva una grande responsabilità nel bilanciare sia la sicurezza degli ascoltatori sia la libertà degli autori. Abbiamo stabilito norme precise sui contenuti e abbiamo rimosso oltre 20.000 episodi di podcast relativi al Covid dall'inizio della pandemia. Ci rammarichiamo per la decisione di Neil di rimuovere la sua musica da Spotify, ma speriamo di dargli il benvenuto presto". Per Neil Young e la sua casa discografica la perdita è enorme: il musicista ha dichiarato che il 60% dei ricavi lagato allo streaming dei suoi brani proviene da Spotify.
L'azienda guidata da Daniel Ek, insomma, ha scelto di buttare giù dalla torre Neil Young e di tenersi Rogan. Sì, ma chi è Joe Rogan? In realtà Young si è accorto di lui con discreto ritardo, perché il 54enne Joseph James Rogan, che al microfono si presenta semplicemente come Joe, ha stretto un accordo in esclusiva con Spotify a maggio 2020. Spotify lo descriveva, all'epoca, come l'autore di "uno dei podcast più famosi al mondo, al primo posto delle classifiche dei podcast anche di altre piattaforme". La cifra corrisposta a Rogan non è stata resa pubblica, ma stando al Wall Street Journal Spotify avrebbe pagato almeno 100 milioni di dollari. Un mucchio di denaro che spiegherebbe, forse, perché la piattaforma chiude un occhio sulla disiformazione sul Covid scaturita dallo show.
A maggio 2020, scriveva Spotify, "The Joe Rogan Experience" era il podcast più cercato dai suoi utenti. E ancora oggi, a giudicare dalla classifica globale dei Podcast di Spotify, negli Usa, lo show è saldamente al primo posto.
Per Spotify, Rogan è "una delle voci leader della cultura che ha avuto un ruolo cruciale nel nuovo rinascimento dei podcast". Eppure Rogan faceva tutt'altro , fino a qualche tempo fa: è stato un comico, alla fine degli anni Ottanta, un attore per per show televisivi della Disney negli anni Novanta, infine un commentatore fuori dagli schemi degli incontri di Ultimate Fight Championship. Poi, nel 2009, si è innamorato dei podcast e ha lanciato il suo show: The Joe Rogan Experience.
Ci aveva già provato, a costruire uno spettacolo sul suo nome e sulla sua persona, già nel 1999, quando aveva immaginato il "The Joe Rogan Show" per Fox News scritto a quattro mani con Bill Masters, uno degli sceneggiatori della serie cult Seinfeld. Ma quel progetto non è mai andato in porto perché la Nbc gli ha offerto un boccone più grande: la conduzione della versione americana del game show Fear Factor, nella prima metà degli anni Duemila.
Attualmente, secondo Forbes, il podcast di Joe Rogan viene scaricato almeno 190 milioni di volte ogni mese. Un numero che lo rende il podcaster che guadagna di più al mondo: nel 2019 avrebbe portato a casa 30 milioni di dollari, quasi la metà di quanto hanno intascato complessivamente gli autori dei 5 podcast più ascoltati al mondo quell'anno, vale a dire 70 milioni di dollari. Dietro Rogan, con un guadagno di 15 milioni di dollari, ci sono due donne - Karen Kilgariff e Georgia Hardstark - autrici del podcast My Favourite Murder (35 milioni di download al mese).
Ciò che rende estremamente popolare il podcast di Rogan è anche il livello dei suoi ospiti, raramente degli sconosciuti. Basta scorrere le ultime puntate: c'è il regista Oliver Stone, l'artista Beeple che nel 2021 è diventato famoso per aver venduto per 69 milioni di dollari l'Nft di una sua opera e il rapper Snoop Dogg.
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Non dimentichiamo, inoltre, che in una puntata del 2018 Elon Musk, già all'epoca uno degli uomini più ricchi e influenti del pianeta, ha fumato marijuana mentre era in studio con Rogan: una scena, ripresa dai principali media statunitensi, che ha accresciuto ancora di più la fama del podcast.
Un podcast che ultimamente, però, ha fatto parlare di sè per la sua informazione sul Covid ritenuta fuorviante. Lo scorso 31 dicembre una lunga lista di medici e scienziati ha firmato una "lettera aperta a Spotify" che invitava la piattaforma a controllare la disinformazione diffusa dallo show di Rogan.
Ad allarmare la comunità scientifica era stata la puntata 1757 con il virologo Robert Malone, un tempo pioniere della tecnologia mRNA su cui si basano diversi vaccini anti-Covid e oggi detrattore di questi sieri. Joe Rogan ha permesso che Malone diffondesse opinioni e informazioni prive di fondamento, come quella per cui il vaccino sarebbe un rischio per la salute di chi ha già avuto il Covid.