In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Green pass, tutti gli ostacoli per la scadenza del 6 agosto

Green pass, tutti gli ostacoli per la scadenza del 6 agosto
(ansa)
Qualche nodo privacy ancora da sistemare, in conversione del decreto del 23 luglio. E problemi mai risolti sui ritardi di arrivo di codici green pass. Ecco gli scogli da superare
2 minuti di lettura

Obbligo green pass dal 6 agosto? Sì, ma c'è un però. Il decreto del 23 luglio che stabilisce i nuovi limiti non tiene conto di varie questioni e problemi, di natura pratica o giuridica. E andranno affrontati dal Governo, possibilmente prima del 6 agosto, per non creare possibili discriminazioni.

I ritardi, la scarsa collaborazione di medici, farmacisti

Su un piano pratico, "permangono ritardi ed errori nell'erogazione del green pass da parte delle Regioni", segnala Massimo Mangia, esperto di Sanità digitale. Mangia segue il tema nei tavoli tra diverse Regioni e il Governo. Le casistiche sono numerose. Il green pass è disponibile, ma il codice per ottenere il green pass non arriva (via sms o email) per un disguido: è il caso più semplice da risolvere, perché "basterebbe" accedere via Spid o Cie alla piattaforma del governo o all'app IO per fare a meno del codice.

Ma i meno tecnologici come fanno? E chi non ha tempo per farsi Spid? Si possono rivolgere a farmacisti o medici di famiglia, dicono le norme. "Peccato però che queste figure non abbiano ricevuto formazione a riguardo. E i medici sono ritrosi a offrire un servizio per cui non è previsto remunerazione", spiega Mangia. I sindacati dei medici già infatti si sono dichiarati contrari.

Ci sono poi casi in cui a sistema non risulta proprio il green pass per via di un errore in fase di input dei dati del paziente. A quanto risulta, succede soprattutto quando questo input è manuale da parte di chi vaccina o fa il tampone. Conviene insomma rivolgersi - se è possibile scegliere - a strutture più organizzate, per ridurre al minimo il rischio errori. Se il pass non arriva (e non risulta nemmeno via Spid o al medico, farmacista), si entra però in un limbo con poche certezze. Il call center dedicato, al numero 1500, è spesso occupato perché subissato da richieste (a conferma dei problemi). Ci si può rivolgere al centro vaccinale o a chi ha fatto i tamponi, insistendo perché vengano verificati e re-inseriti i dati. Ma a riguardo non ci sono procedure stabilite, né tantomeno regole.

Può anche succedere che i dati siano corretti ma il pass non arrivi: allora è un "semplice" ritardo di gestione pratica, che però può minacciare pesantemente la possibilità di rispettare l'obbligo del 6 agosto.Soprattutto per i pass associati ai tamponi, poiché scadono in pochissimo tempo (48 ore). Insomma, questi ritardi rischiano di penalizzare fortemente chi non è stato pronto a vaccinarsi non appena era possibile; ma anche chi è soggetto a regioni e strutture meno efficienti nel gestire le pratiche. A questo proposito, ci sono regioni che hanno appena cominciato a vaccinare le fasce 12-15 anni e altre che lo faranno solo ad agosto (Toscana, Puglia). Ma l'obbligo green pass vale anche per i dodicenni.

La privacy

Infine, l'ultimo decreto ha alcuni punti potenzialmente critici sul piano della privacy e, a quanto risulta, sono sul tavolo del relativo Garante italiano. Ad esempio, il decreto rinvia a un futuro decreto della presidenza del consiglio per regolare la verifica dei certificati di chi è esentato dal green pass per particolari patologie.  E, nelle more, si permette all'utente l'esibizione di un certificato cartaceo che provi il diritto all'esenzione. "Siamo al paradosso. Abbiamo pensato il green pass per tutelare la privacy dei cittadini e ora si permette la circolazione di certificati dove qualunque gestore di palestra, ristorante può leggere la patologia che consente l'esenzione", spiega la giurista Vitalba Azzollini.

Obiettivo, desiderabile dal Garante Privacy, è sistemare il punto in sede di conversione del decreto - prima del 6 agosto - per tutelare la privacy degli esentati. Ad esempio, una soluzione ora ipotizzata è far sì che nei certificati cartacei si indichi solo il diritto all'esenzione (e non i motivi); meglio ancora, dal punto di vista privacy, gli esentati potrebbero risultare dal certificato in possesso del green pass. Tutto questo comunque nell'attesa del decreto che disciplinerebbe meglio le modalità di verifica per gli esentati.