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La mostra

Se gli epitaffi li scrive l’intelligenza artificiale (in una chiesa sconsacrata)

Esposta a Roma l’opera Don't you forget about me: una IA crea frasi da utilizzare in memoria di chi non c’è più. E le legge ad alta voce ai visitatori
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È già stata esposta al Museo Maxxi di Roma nel corso della mostra Redefine the Boundaries, incentrata sulla relazione fra arte contemporanea e intelligenza artificiale (su Italian Tech l'avevamo raccontata qui). Adesso Don't you forget about me torna in una cornice forse anche più adatta a lei.

Sino al 15 luglio, l'opera del collettivo Numero Cromatico è esposta negli spazi della sala Santa Rita, nell'omonima chiesa sconsacrata di Roma (è in via Montanara): qui, nell'allestimento curato da Daniela Cotimbo in collaborazione con Re:Humanism, una IA genera continuamente una serie di epitaffi causali, alcuni dei quali vengono letti ad alta voce ai visitatori. Nell'antichità, l'epitaffio era il discorso commemorativo  recitato in onore degli eroi di guerra dopo la loro morte e col passare del tempo ha  acquisito sempre  più  la forma di un testo breve da usare come descrizione di una persona. Secondo quanto spiegato dal collettivo romano Numero  Cromatico, lo scopo dell'opera è anche quello di "interrogare chi guarda sulla percezione che ha di sé,  sulle sue memorie, sul suo ruolo nel mondo". E il fatto che a farlo sia un'intelligenza artificiale, e che lo faccia all'interno di una chiesa sconsacrata, aggiunge un ulteriore elemento di suggestione al tutto.

Proprio le caratteristiche dello spazio espositivo, carico di connotazioni  storico-religiose, hanno fornito lo spunto per l'allestimento, composto da un pannello e da stendardi di tessuto che simulano le  grandi pale normalmente presenti nelle architetture sacre, anche in occasione di funerali e altre cerimonie; a completare la mostra, la voce del filosofo bolognese Franco Bifo Berardi che recita alcuni epitaffi, dando all'opera anche una dimensione vocale.

Le potenzialità (e i rischi) delle IA
In occasione della mostra al Maxxi, Cotimbo ci aveva spiegato che "l'idea era anche quella di approfondire il rapporto fra uomo e macchina, fra noi e i computer" e che "è stato stimolante farlo proprio nell'anno della pandemia, perché le intelligenze artificiali sono anche uno strumento per andare oltre e per superare i confini". Capendo però bene quali siano le potenzialità ma anche i rischi di queste macchine intelligenti: quando non ci saremo più, saranno loro a decidere con quali parole verremo ricordati?