"Stiamo lavorando a una Costituzione dell'Europa digitale, una Carta dei Diritti digitali che valga per ogni cittadino dell'Unione, e speriamo di presentare la proposta completa al Parlamento Ue entro la fine del 2021": così ha detto Roberto Viola durante la puntata di oggi del Tech Talk, durante una lunga chiacchierata a distanza con Riccardo Luna, direttore di Italian Tech.
Da una decina d'anni, Viola è direttore generale di Dg Connect, che è la struttura della Commissione europea che all'interno dell'Ue si occupa di tutto quello che ha a che fare con il digitale. E il progetto di una Internet Bill of Rights è forse quello più ambizioso fra i tanti che il suo team sta portando avanti: "Abbiamo aperto una consultazione pubblica online per raccogliere le proposte delle persone, anche usando l'intelligenza artificiale per selezionare quelle più interessanti - ha raccontato durante l'intervista - e speriamo di vederla approvata all'inizio del 2022". L'idea è quella di stilare un elenco di diritti fondamentali e inviolabili, come quello alla privacy o "il diritto al futuro", inteso come il diritto ad avere un futuro: "Non vogliamo vivere in un mondo in cui si arriva in ospedale e un algoritmo valuta le nostre probabilità di sopravvivenza e dunque se valga la pena curarci oppure no".

Già 250 milioni di Green Pass
Questo è (forse) il progetto più ambizioso, ma non l'unico: Dg Connect sta anche dietro alla questione del Green Pass, il certificato che permette di viaggiare all'interno dell'Unione europea senza restrizioni per chi è vaccinato contro il coronavirus, chi è guarito o chi ha fatto un tampone negativo recente. È partito l'1 luglio, ed è già un successo: "A oggi ne abbiamo emessi già 250 milioni, pari a più o meno la metà della popolazione dell'Ue". Ci sono riusciti perché l'agenzia che fa capo a Viola, composta da un migliaio di persone, è riuscita a dialogare con i governi dei singoli Paesi e a fare sì che i governi dei singoli Paesi dialogassero fra loro: "Era fondamentale che funzionasse - ci ha detto Viola, che dal 1985 al 1999 ha lavorato all'Esa, l'Agenzia spaziale Europea - perché era fondamentale per fare ripartire il turismo e dunque l'economia, almeno in parte".
E ci sono riusciti perché il Green Pass rispetta la privacy: "I dati della singola persona sono sigillati all'interno del Qr Code, e da lì non escono". Nemmeno quando il certificato viene controllato dalle forze dell'ordine: "L'operazione di verifica funziona anche con i due smartphone (quello del controllato e quello del controllante, ndr) in modalità Aereo, perché fra i due non c'è alcuno scambio di dati".

La privacy, nodo centrale dell'Europa del futuro
Del resto, quella sulla riservatezza dei dati è una partita fondamentale nella Ue di oggi e soprattutto di domani: "La immaginiamo verde e digitale, ma non potrà esistere come la vogliamo senza il rispetto della privacy - ha spiegato Viola - È un dono che dobbiamo proteggere e custodire". Però senza eccessi: "Serve equilibrio con altre esigenze, come quella alla salute, ma anche con le questioni economiche. Possiamo desiderare di non essere tracciati durante la navigazione online e non accettare di essere profilati dalle pubblicità, ma non possiamo pretendere di leggere le notizie esclusivamente gratis". Perché? "Perché in qualche modo i giornali devono sopravvivere".
È comunque a questo, alla tutela della privacy, che è legato anche il Digital Service Act, che mira a ridisegnare i servizi digitali all'interno dell'Europa: "Entro fine 2021 avremo il testo definitivo e a inizio 2022 dovremmo arrivare all'approvazione, più o meno un anno dopo la presentazione delle prime bozze". Che cosa cambierà per le persone e per le aziende? "Che grandi o piccole che siano, avranno uguali diritti ma diversi doveri. Perché è giusto che i più grandi (e il riferimento è ovviamente a colossi come Facebook e Google, ndr) abbiano più grandi responsabilità rispetto a quello che fanno online e a come ci trattano online. Perché con maggiore attenzione e maggiori investimenti, forse certe storture del passato si sarebbero potute evitare".
Ed è per evitare storture che l'Ue sta già lavorando per regolamentare l'uso dell'intelligenza artificiale nel territorio comunitario. Anche facendo sollevare più di un sopracciglio: "Nonostante critiche e perplessità, il 90% delle applicazioni pratiche dell'IA non verranno toccate o influenzate dalle regole che stiamo scrivendo - ci ha detto Viola - E però vogliamo intervenire se queste tecnologie mettono a rischio le persone o le loro libertà fondamentali". Nella pratica, "non tollereremo che vengano usate per sorveglianza e controllo sociale o per qualsiasi forma di condizionamento e anche vogliamo tutelare i bambini da eventuali manipolazioni". Che è un punto di partenza, ma sembra già un bel punto di arrivo.