Dovrebbero controllare quel che fanno i nostri figli con lo smartphone, spesso finiscono per comunicare le loro attività anche a social network, colossi del Web e aziende pubblicitarie. Il mondo delle app per il controllo parentale, che si presentano come una barriera per i minori contro i pericoli del digitale, si scopre così essere una giungla. La fotografia dai toni cupi è contenuta nell’ultimo rapporto degli istituti di ricerca spagnoli Imdea, pubblici e fondati dalla regione di Madrid, realizzato con lo svizzero Spring Lab Epfl e intitolato “Angeli o diavoli? Uno studio sulla privacy delle app mobile per il parental control”.
La dipendenza della nostra società dagli smartphone per svolgere le attività quotidiane è aumentata drasticamente nell'ultimo decennio e bambini non fanno eccezione, fa notare il rapporto. Nel Regno Unito, il 47 per cento di chi ha tra gli 8 e gli 11 anni possiede un tablet e il 35 uno smartphone. Ma sono numeri che una volta entrati alle medie aumentano in maniera esponenziale. Nel nostro Paese, sostiene l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, il 98 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha un telefono a partire dai 10 anni, mentre oltre tre adolescenti su dieci lo utilizzavano già prima dei 12 anni.
“Il 67 per cento delle app analizzate comunica a terzi dati privati senza il consenso dell'utente”, spiega Alessandra Gorla. “Non solo. Abbiamo fatto un’analisi di tutti i contratti d’uso di queste app dove dovrebbe esser scritto in modo esplicito cosa fanno e invece circa la metà menziona solo parzialmente cosa trasmettono all’esterno. In sei casi non viene nemmeno impiegato un sistema crittografico: i dati sensibili sono inviati in chiaro senza alcuno scudo”.
Mmguardian, Secureteen, Safekids, Shieldmyteen, Safekiddo, Familytime sono alcune delle app messe sul banco degli imputati da Imdea e Spring Lab Epfl, la maggior parte delle quali disponibili anche in Italia. La lista completa la trovate nell’ultima pagina della ricerca a questo indirizzo. Ora Alessandra Gorla e i suoi colleghi sono al lavoro sul mondo Apple, ma ci vorrà ancora qualche mese prima di avere i risultati.