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Google e i giornali: sì all’accordo in Francia, no in Australia

Pace fatta con gli editori francesi: l’azienda di Mountain View pagherà per usare gli snippets delle notizie. Ma col governo di Canberra è scontro: “Se passano le nuove leggi spegneremo il motore di ricerca”

3 minuti di lettura
(afp)

Google bloccherà il motore di ricerca in Australia se il governo varerà il discusso provvedimento che la obbliga a pagare gli organi di informazione per utilizzare i loro contenuti. Così 19 milioni di utenti potrebbero perdere quello che quasi sempre è il punto di inizio di una navigazione sul web.

L'Australia sta per approvare un pacchetto di norme che costringerebbero non solo Google ma anche Facebook a negoziare pagamenti con editori locali per i contenuti inclusi nei risultati di ricerca o nei feed di notizie. Se un accordo non venisse raggiunto, il compenso verrà stabilito da un arbitro nominato dal governo. "Insieme all'ingestibile rischio finanziario e operativo se questa versione del Codice dovesse diventare legge, non ci darebbe altra scelta se non interrompere l’accesso al servizio di Ricerca in Australia. Si tratta dello scenario peggiore che possiamo immaginare ed è l'ultima cosa che vorremmo accadesse, soprattutto perché c’è un modo per arrivare a un Codice efficace che ci consenta di supportare il giornalismo australiano senza interrompere la Ricerca: è News Showcase, un programma di licenze che conta già quasi 450 editori partner a livello globale", ha detto Mel Silva, direttore esecutivo per l'Australia e la Nuova Zelanda, a una commissione del Senato. Silva non ha menzionato YouTube, ma l’azienda di Mountain View ha poi aggiunto che anche la piattaforma video potrebbe essere soggetta a limitazioni nel caso fossero approvate le nuove norme.

La reazione del primo ministro australiano Scott Morrison è stata molto netta: il Paese stabilisce le sue regole per "le cose che si possono fare in Australia",ha detto ai giornalisti. "Chi vuole lavorare in Australia rispettandole è benvenuto, ma non rispondiamo alle minacce". Google ha definito il codice di regolamentazione “troppo ampio” e ha aggiunto che senza profonde modifiche tecniche, anche offrire un motore di ricerca limitato sarebbe troppo rischioso per l’azienda. Il governo degli Stati Uniti qualche giorno fa ha chiesto all’Australia di non procedere per via legislativa e introdurre invece un codice volontario. Canberra ha annunciato la legislazione il mese scorso, con ampio appoggio di tutte le parti politiche, dopo che un'indagine ha mostrato lo strapotere di Google e Facebook nell'industria dei media, una situazione che “rappresenta una potenziale minaccia per una democrazia ben funzionante”.

La Francia
Curiosamente, la minaccia di Google di limitare i suoi servizi in Australia è arrivata poche ore dopo l’accordo per il pagamento dei contenuti con alcuni editori francesi. È la prima applicazione concreta della riforma sul diritto d'autore votata dal Parlamento UE. Secondo l’articolo 15, qualunque piattaforma utilizzi estratti (snippet) provenienti da notizie pubblicate su altri siti può farlo solo dopo un accordo economico con gli editori. L’idea è che i big della rete corrispondano agli editori un compenso per i contenuti grazie ai quali ottengono traffico.

Google e l'Alliance de la presse d'information générale (APIG) sono arrivati a un’intesa di massima sui diritti d'autore che apre la strada ad accordi individuali per le pubblicazioni francesi, molte delle quali hanno visto i ricavi diminuire con l'aumento di Internet e il declino della carta stampata. L'accordo, che Google descrive come un modo sostenibile per remunerare gli editori, rientra in un piano globale che prevede fondi per 1,3 miliardi di dollari a sostegno dell’editoria, e soprattutto costituisce un precedente che potrebbe essere seguito anche da altri ggianti del web, soprattutto Facebook.

Google e l'Alliance de la presse d'information générale hanno comunicato che gli importi da pagare saranno stabiliti sulla base di criteri come il volume giornaliero di copie, il traffico internet mensile e "il contributo all'informazione politica e generale", senza però scendere in dettagli. In Francia Google ha finora firmato accordi per l’utilizzo dei contenuti solo con alcune pubblicazioni, tra cui i quotidiani nazionali Le Monde e Le Figaro, che saranno inclusi nel nuovo accordo generale.

La firma di ieri arriva dopo mesi di contrattazione con Google, che si è a lungo opposta all'idea di pagare gli editori per i contenuti, dicendo che erano i loro siti web a trarre benificio dal traffico che arriva dal motore di ricerca, usato da oltre il 93% degli utenti internet nel mondo.

Il sistema per remunerare gli editori, chiamato Google News Showcase, è finora disponibile in Germania, dove hanno aderito i quotidiani tedeschi Der Spiegel, Stern, Die Zeit, e in Brasile con Folha de S.Paulo, Band e Infobae. Arriverà anche in Francia, ma intanto ieri Reuters ha confermato di aver firmato un accordo con Mountain View per diventare il primo fornitore globale di notizie a Google News Showcase. "Reuters è impegnata a sviluppare nuovi modi di fornire l'accesso a una copertura di notizie globale fidata, di alta qualità e affidabile in un momento in cui non è mai stato più importante", ha spiegato Eric Danetz, Global Head of Revenue dell’agenzia stampa globale.