In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Ecco che fine hanno fatto le bici Jump. Il “servizio pubblico” di successo che la Silicon Valley non sa gestire

Ecco che fine hanno fatto le bici Jump. Il “servizio pubblico” di successo che la Silicon Valley non sa gestire
Lanciate in pompa magna a Roma alla presenza della sindaca Virginia Raggi, erano diventate un esempio virtuoso in una città congestionata dal traffico. Poi Uber le ha cedute a Lime, anche lei americana, che intende rimetterle su strada. Forse, a fine estate 
1 minuti di lettura
ROMA - Torneranno a fine agosto, forse, perdendo così in blocco l’intera estate. Le biciclette elettriche rosso fuoco di Jump, passate di mano da Uber a Lime, dovrebbero quindi cominciare a rivedersi per le strade di Roma fra un mese e poco più. Lanciate in pompa magna alla presenza della sindaca Virginia Raggi a fine ottobre, erano diventate esempio virtuoso in una città congestionata dal traffico dove il bikesharing (non elettrico) aveva sempre fallito. Al punto che anche durante la quarantena il servizio era rimasto in funzione, eccezione condivisa con sole altre due città in Europa.

Poi Uber ha venduto la divisione Jump a Lime dei monopattini, anche lei americana, divenendo sua azionista. E così le bici sono state ritirate a fine lockdown, con poco riguardo per la città essendo di fatto un servizio pubblico. Pare che fra le altre cose bisognasse trovare dei nuovi magazzini più a buon mercato dove tenerle.

Sembra anche che l’intera divisone perdesse sotto Uber 60 milioni di dollari a trimestre e Lime ora avrebbe intenzione di cambiare marcia. Ma le perdite non erano dovute a Roma, dove invece a quel che ci risulta il servizio era in attivo. Lime ha intenzione di togliere definitivamente le bici da alcune capitali, Lisbona ad esempio, dove non si erano dimostrate un business profittevole restando in altre nelle quali al contrario erano andate bene: Roma, Londra e Parigi.  

Della micromobilità si è scritto spesso che sia un futuro inevitabile per le grandi metropoli. Permette di spostarsi su veicoli a bassissimo impatto ambientale liberando le strade e facendo risparmiare tempo alle persone. A patto però che sia un ecosistema fatto di servizi affidabili e duraturi, altrimenti nessuno rinuncerà alla macchina.

Restano nella capitale i monopattini, che sono più pericolosi e vanno bene per tragitti brevi. Fuori dai centri storici poi non sono disponibili. E restano le bici di Helbiz, ma non sono abbastanza. Per altro Lime ripartirà con Jump con circa mille, mille 500 mezzi, contro i duemila e 800 che c’erano prima. Poi, forse, li aggiungerà pian piano allargando anche progressivamente la zona dove è possibile noleggiarli. Malgrado sia legittimo procedere a piccoli passi per avere la certezza che l’operazione sia economicamente sostenibile, resta il dato di fatto che transizioni del genere dovrebbero esser gestite in un altro modo. Soprattutto considerando il provato successo commerciale.