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Alvaro Bautista: «Rinunce e sacrifici per arrivare al Mondiale»

Il campione della Superbike, in visita a Maser, e lo stivale speciale targato Sidi

Niccolò Budoia
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Uno stivale speciale firmato Sidi per festeggiare il Mondiale Superbike vinto l’anno scorso, un 2023 che lo rivedrà in pista per un obiettivo preciso: provare a vincere ancora con Ducati. Alvaro Bautista lo ha promesso ieri nella sua visita agli uffici di Sidi, l’azienda di Maser che gli fornisce le calzature fin dal lontano (sportivamente) 2009: «Nel motociclismo gli stivali devono essere comodi e sicuri, e Sidi li fa anche belli», ha scherzato il campione del mondo spagnolo.

I suoi rapporti col nostro territorio arrivano da lontano, da quando debuttò nel 2002 nel Motomondiale con la Aprilia in classe 125. Proprio col team di Noale vinse il Mondiale 125 del 2006, il successo che spalancò le porte alla sua carriera. Guardando indietro di sedici anni, Bautista vede un pilota e una persona molto diversi: «Quella prima vittoria mi portò tanta felicità. Ero giovane, correvo contro altri piloti giovani, volevo solo festeggiare. Il titolo dell’anno scorso mi ha portato orgoglio, piuttosto: so quali sono state le rinunce e i sacrifici fatti per arrivare a quel Mondiale, so quanto mi sono dovuto migliorare e stravolgere per farcela», dice, e un sorriso gli si stampa in faccia.

L’approdo in Superbike con la Ducati nel 2019 venne visto con sospetto da più di qualche ducatista, il suo ritorno a Borgo Panigale l’anno scorso vide molte meno contrarietà: «Gli ultimi li ho convinti vincendo il titolo. Riuscire a vincere con la Ducati è stato qualcosa di speciale. So di essere entrato nel cuore di tutti i ducatisti e di far parte della storia della Casa, e questo ha un significato particolare per me», dice il castigliano. Tanto più che tornando in Ducati ha potuto riallacciare i rapporti anche lavorativi con l’ingegnere scledense Gigi Dall’Igna, che lo aveva seguito fin dal suo debutto nelle classi minori del Motomondiale.

A lungo aveva tentato di convincerlo a passare in Superbike, senza mai riuscirci: «Adesso forse non farei la stessa scelta, ma allora mi sembrava che la MotoGP fosse non solo il non plus ultra, ma anche un qualcosa di irrinunciabile. Ora capisco di non aver mai avuto moto che mi permettessero di mostrare tutto il mio potenziale, ma non si può tornare indietro». Tanto più che questa Ducati V4R pare essersela cucita addosso: quest’anno si è divertito ancora più del 2019, l’anno del debutto in cui fece fuoco e fiamme a inizio stagione prima di doversi accontentare diventando vicecampione del mondo, ma quando gli si chiede cosa ruberebbe a un avversario e a un’altra moto non ha dubbi: «A Marc Marquez ruberei la mentalità, ma la moto va benone così: è perfetta, e non lo dico per gioco. È straordinaria».

L’anno prossimo le incognite sono tante: il sei volte iridato Jonathan Rea e l’iridato 2021 Toprak Razgatlioglu vorranno detronizzarlo, e poi bisognerà capire come andrà col campione del mondo in carica MotoE e Supersport Dominique Aegerter e con Danilo Petrucci, secondo nella Superbike americana dopo tanti anni di MotoGP in Ducati. Tante incognite, ma una certezza: «È chiaro che io vada lì per vincere ancora. Non sarà un’ossessione, ma lo faccio per quello. Altrimenti, a 38 anni e con due bimbe, me ne starei a casa», promette.

Probabile che alla fine tenga il suo numero 19 sul lunotto, magari evidenziando un po’ quel numero 1 di cui avrebbe diritto essendo campione del mondo, ma intanto si gode l’edizione limitata dello stivale Sidi dedicato al suo titolo iridato e a Natale ha stappato una bottiglia di Prosecco Doc, donato dal Consorzio che da anni fornisce lo spumante al Mondiale Superbike e MotoGP: «Però ho bevuto un bicchiere o due, non di più. Si fa sempre più fatica a smaltire». Il giorno dopo era in palestra a lavorare sul fisico, da tirare a puntino prima dell’inizio della stagione. Quella in cui tenterà di confermarsi il più forte di tutti. 

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