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Crisi Treviso basket, l’analisi di coach Nicola: «Forzature, perse, schemi, qualcuno va per i fatti suoi»

Iroegbu: «La stagione non finisce a dicembre. Dispiace, ma ora reagiamo». Sokolowski: «Se non si gioca di squadra si perde, si è quasi rotto qualcosa»

Federico Bettuzzi
2 minuti di lettura

Citando Alessandro Ramagli, tecnico della Scaligera con trascorsi in Benetton, per i regali di Natale è ancora un po’ presto. Eppure la Nutribullet ha deciso di anticipare le festività dando «due punti d’oro in un confronto tra dirette concorrenti per la salvezza» (sempre parole di Ramagli) e condannandosi ad un ultimo posto che attualmente significa retrocessione. Il Santa Claus al contrario di TvB, ormai è chiaro, indossa la casacca col numero 1.

Persino coach Marcelo Nicola, pur non nominandolo apertamente nell’analisi post partita, ammette la sua profonda delusione nei confronti di Adrian Banks: «Ci sono mancati quegli elementi che dovrebbero dare serenità – dice l’allenatore argentino – quelli che dovrebbero trasmettere qualcosa di positivo alla squadra nei momenti di difficoltà e che invece fanno forzature, perdono palloni passandoli al compagno sbagliato o in transizione, oppure si dimenticano uno schema in campo. Dovremo parlare con la società per capire cosa fare». Messaggio in codice per comunicare un possibile taglio in vista per Banks? Difficile, stante lo stipendio dell’americano che è il più alto della squadra, ma nulla è impossibile.

Certo, Ike Iroegbu sognava un finale differente a fronte della propria prestazione da leader offensivo e Michal Sokolowski (comunque in chiara difficoltà, nonostante i 6 assist a referto) sperava di festeggiare con una vittoria il proprio trentesimo compleanno: «Eravamo partiti col piede giusto, con grande energia ed intensità – ricorda l’esterno nigeriano – Poi è arrivata una serie di errori che ci è costata caro. La mia prestazione? Avrei preferito vincere, per la squadra, i tifosi, la città. La stagione non finisce a dicembre, siamo tutti molto dispiaciuti però occorre reagire».

Molto più ficcante è la critica del polacco: «Se non si gioca di squadra si perde. Dopo i primi minuti si è quasi rotto qualcosa, non comunicavamo più, alcuni andavano per la loro strada. E cosa succede in quei frangenti? Che gli altri non capiscono, sbagliano a loro volta, si gioca da soli e non più in gruppo. In queste situazioni credo sia importante tornare a fare le cose più semplici per trovare delle soluzioni».

«I ragazzi sono dei professionisti, a questo livello occorre reggere la pressione e non subirla – conclude coach Nicola – e 22 palle perse di cui solo 14 nel primo tempo non sono accettabili.

Credo che l’unico modo per reagire sia quello di lavorare, restare uniti, tirar fuori quella cattiveria che Verona ha sfruttato anche spendendo falli al limite dell’antisportivo nel finale e che noi non abbiamo dimostrato.

Abbiamo concluso il terzo quarto con soli tre penalità spese, questo non è l’atteggiamento di chi deve lottare fino in fondo». L’ultimo posto in classifica non aiuta e domenica al Palaverde contro Brindisi per qualcuno potrebbe essere l’ultima chiamata.

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