Pozzobon e la spinta di Greg Frigo la imita: altro bronzo
Barbara e il podio: «Vedere Paltrinieri è d’aiuto, dà il massimo e non si lamenta» Manuel sprinta con la staffetta azzurra 4x100: «Ho forzato per la medaglia»
Mattia Toffoletto
/ TREVISO
Come le ciliegie: un bronzo tira l’altro. Da Barbara Pozzobon a Manuel Frigo. Dalle bracciate in acque libere a quelle in vasca. E con un punto in comune di non poco conto: la prima medaglia "di peso" agli Europei di Budapest. Il 24enne di Loria partecipa alla festa della 4x100 stile libero, salendo sul podio con Miressi, Ceccon e Zazzeri. Una staffetta giovane e sfrontata, che guarda già ai Giochi di Tokyo. Chiudono in 3’11”87, non lontano dal record italiano e con la soddisfazione extra di regalare alla spedizione azzurra del nuoto in corsa la prima medaglia della rassegna ungherese: titolo alla Russia, l’ultimo frazionista Frigo (47”85) accusa la rimonta della Gran Bretagna. «Forse ho forzato un po’ troppo, la condizione non è al massimo», racconta Frigo alla Rai, «ma è la prima medaglia internazionale».
Barbara, dicevamo, il day-after lo trascorre fra voli e attese in aeroporto. La stanchezza che si intreccia con una consapevolezza nuova. L’animo disteso e la gioia per aver riempito una casella vuota del palmarès: il bronzo nella 25 km agli Europei di fondo come prima medaglia con la Nazionale in un grande evento. Barbara Pozzobon ci parla poco prima del volo Budapest-Amsterdam: a Roma arriverà con il gruppo azzurro in tarda serata, nella “sua” Maserada solo oggi. La caimana del Piave racconta del collegiale a Piombino con Gregorio Paltrinieri e fa un appello per le piscine, si sofferma sulle emozioni del Lupa Lake. Si comincia dall’effetto-emulazione che può aver generato l’asso carpigiano nei ritiri e nella settimana dei Continentali con i suoi tre ori. «Sì, potersi allenare con Paltrinieri è stato di grande aiuto», esordisce, «Vedere un campione del suo livello nella tua stessa corsia dà una forte motivazione. Perché non molla mai e non si lamenta mai, dà sempre il 100%. Senza dubbio uno stimolo a migliorarsi e dare sempre qualcosa in più. Sai che nei momenti di difficoltà, c’è un campione che soffre con te. Certo, con ritmi diversi dai tuoi».
Ma, in questi giorni, risuona pure l’allarme dei gestori delle piscine, che fremono per la riapertura degli impianti al chiuso. Ieri sera, in corrispondenza con le prime finali del nuoto in corsia a Budapest con Frigo protagonista, è scattata la campagna social della Federnuoto per sensibilizzare sulle sofferenze degli impianti natatori. «Le piscine al chiuso vanno riaperte il prima possibile», l’appello, «Io ho avuto la fortuna di potermi sempre allenare al Natatorium: senza questa possibilità, mi sarei dovuta trasferire in un centro federale. In ballo c’è la sopravvivenza dello sport di base». Poi con Pozzobon si torna alle magiche bracciate ungheresi: «Ora sono stanca e un po’ piena di dolori, ma anche molto contenta. Alla vigilia avvertivo un po’ l’ansia, ma poi mi sono detta: “Ho fatto tutto quello che dovevo per prepararmi. Devo pensare solo a gareggiare”. Speravo in una medaglia di altro colore, ma non ho rimpianti. Ho dato il 100%, sono felice così». Ma è probabile che il vibrante finale con la francese Grangeon l’abbia rivissuto mentalmente più volte (superata di 3/10 per l’argento): «È stata brava, è riuscita a darmi fastidio fino alla fine. A farmi innervosire». Sulle dediche non ha dubbi: «Alla famiglia, all’allenatrice Barbara Bertelli, alla mia società Hydros e alle Fiamme Oro. E a tutti quelli che mi hanno permesso di arrivare fin qui». Cioè alla medaglia che può cambiare volto alla carriera.
Per la Marca non finisce qui: nella 4x100 rosa ha esordito Margherita Panziera: seste e caccia al pass olimpico rinviata al Settecolli. Lei, certo, punta sui 200 dorso. —
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