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La favola di Piccin Dal 3x3 in Ghirada a marcare Datome

Il 18enne di TvB alla prima partita “vera” ha affrontato l’idolo che lo invitò a Istanbul

3 minuti di lettura

IL PERSONAGGIO

È il 15 luglio 2018: sono le prime ore del pomeriggio, quando in Ghirada cominciano a rimbalzare i primi palloni sui campi da basket. C’è il “Gigione Day”, torneo di basket 3x3 organizzato da Gigi Datome, capitano dell’Italia e ala del Fenerbahce. Il premio per la squadra vincente è di quelli allettanti: volo e soggiorno ad Istanbul per una partita di Eurolega. I due gironi sono molto combattuti: nel campo adiacente la strada di passaggio si distingue il Real Barletta, formazione composta dai fratelli Pietro e Giovanni Cifonelli, che assieme a Lorenzo Piccin vincono cinque delle sei partite del girone, proseguendo la loro scalata inarrestabile fino alla finale. E come nella migliore tradizione cestistica trevigiana, ecco che nell’atto conclusivo si palesa lo storico rivale, col un terzetto di ragazzi in divisa Fortitudo: Boniciolli (sì, il figlio di coach Boniciolli), Farina e Parravicini nulla possono contro la verve del trio trevigiano. La pioggia impedisce loro di giocare lo special match contro il team di Datome, ma poco male: i ragazzi si scambiano i contatti con lo staff e aspettano una chiamata, che però tarda ad arrivare.

Pietro, all’epoca unico maggiorenne del gruppo, non si perde d’animo e contatta Datome su Instagram. E Gigi, un po’ a sorpresa, risponde: non si è dimenticato di loro e della promessa fatta. Da gentiluomo quale è, decide di onorarla in occasione della partita di Eurolega del 15 marzo, contro il Barcellona. E così i tre amici partono, destinazione la parte asiatica di Istanbul. L’hotel scelto non è esattamente una bettola: è lo Sheraton a cinque stelle che si trova a 50 metri dall’Ulker Arena, dove gioca il Fener. Nei corridoi si possono incontrare i giocatori del Barcellona, e quando i ragazzi arrivano in stanza, ecco il primo “wow”: sui letti li attendono tre maglie del Fener, praticamente introvabili in Italia. E i posti al palazzetto? Praticamente in parterre, anche se non è stato semplice per i ragazzi convincere gli steward che erano amici di Datome e non tre “pischelli” capitati lì per caso. Tutto è bene quel che finisce bene: il Fener vince 88-82, Obradovic diventa paonazzo quel tanto che basta per tener fede alla sua fama e i ragazzi possono salire sul Suv di Datome e andare nel più famoso e ambito ristorante di carne della città, Nusr-et. Sì, proprio quello fondato dalla star di Instagram nota come Salt Bae. Dentro ci sono Sloukas e Melli ad altri tavoli, e Piccin e i suoi amici vengono trattati come delle celebrità. Completato lo scambio di regali – Datome aveva richiesto quattro chili di Macine, una prelibatezza irreperibile in Turchia, e una copia de L’Espresso – è tempo di fare ritorno in patria per i ragazzi.

La storia sarebbe già bella così, ma per Lorenzo Piccin c’è un ulteriore prosieguo. Sì, perché il prodotto delle giovanili della Vigor Conegliano, nel frattempo passato a TvB, approda in prima squadra. E a settembre 2019, in occasione del memorial in nome di Gilberto Benetton, Piccin e Datome si ritrovano sul campo. Un piccolo assaggio, un abbraccio quando ancora si poteva e poi chissà…

E quel chissà diventa l’occasione di una vita domenica scorsa, quando al Palaverde arriva l’Olimpia Milano. Treviso sta per tagliare Carroll e così a sorpresa coach Menetti concede minuti importanti anche a Piccin: ben 13, dopo che ne aveva giocati solamente 3 in metà stagione. E il giovane di Conegliano gioca una partita gagliarda, difendendo alla morte sugli avversari e segnando anche un punto. Spesso, nonostante la differenza di taglia, si ritrova accoppiato difensivamente a Datome. I due si battono il pugno, non si risparmiano in campo e si cercano anche a fine partita.

Dirà Piccin: «È stato molto gentile, mi ha chiesto come stavo, come era andata la partita e mi ha fatto i complimenti. È stato un sogno che si è avverato». Una partita indimenticabile, che però non ha fatto staccare i piedi da terra a Piccin, nonostante la pioggia di messaggi ricevuti: «Sono sempre un ragazzo di 18 anni che ha avuto una possibilità importante in un match davvero tosto. Questo per me dev’essere solo un punto di partenza verso un sogno in realtà molto semplice: vorrei diventare il miglior giocatore possibile. Penso spesso al mio idolo Kobe Bryant, specialmente ora che è il primo anniversario della sua scomparsa». E Piccin, accostato a Bruce Banner per la somiglianza con l’attore Mark Ruffalo, si concede un piccolo volo di fantasia: «Chissà, magari fra dieci anni Datome farà l’allenatore e io giocherò per la sua squadra». Sognare, in fondo, non costa nulla. E a volte i sogni si avverano. —

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